Gabriella.0001 - Pogrom
(Inizio)
“Buonasera, Tzitzu. Ma perché mi avete portato il formaggio a quest’ora? Sta tramontando il sole, è già cominciato il Sabato!”
“Buonasera. Rabbino. Mi spiace, si era sfilato un ferro all’asino, sono dovuto smontare, abbiamo preso il sentiero più facile e l’ho accompagnato prima dal maniscalco”.
“Povera bestia! Avete fatto bene. Sentite, il modo per consegnarmi il formaggio c’è, ma non per pagarvi fino al tramonto di domani. Di me vi fidate?”
“Certamente. Ci conosciamo da un pezzo”.
“Benissimo. Voi posate il formaggio sulla soglia, ed io lo porto dentro. Così non violo il Sabato. Ma non posso pagare nessuno di Sabato, e quindi lo faccio domani”.
Tzitzu non perse tempo ad acconsentire, ma cominciò a scaricare l’asino come lo aveva istruito il rabbino, ed in pochi minuti ebbero finito e si salutarono.
La sera dopo Tzitzu passò a ritirare i soldi, ed il rabbino, mentre lo pagava, disse: “Volete passeggiare con me? Devo farvi una proposta”.
“Non è di matrimonio, immagino”, rispose scherzando Tzitzu, ed il rabbino rispose, iniziando la passeggiata ed agitando la mano in segno di diniego: “Mia figlia è già promessa – ma in qualche modo c’entra. Il suo promesso sposo viene dalla Germania, ha trovato delizioso il vostro formaggio, e vorrebbe rivenderlo nella sua città, a Worms”.
“Quanto mi pagherebbe vostro genero?”, chiese Tzitzu, ed il rabbino rispose: “Tre quattrini alla libbra, anziché un denaro intero come pago io – ma lui è disposto a comprare anche mille libbre di formaggio all’anno …”
“… Per un totale di 3 lire, 2 soldi, 6 denari”, interruppe Tzitzu dopo un rapido calcolo, “Più di quanto avrei mai sognato di guadagnare in vita mia. Ma non ho abbastanza pecore per produrre tutto quel formaggio”.
“Possiamo finanziarti”, disse il rabbino, “Intendo dire, io ti faccio da garante presso il feneratore, e con i soldi che ti presta tu compri le pecore”.
Tzitzu non comprò solo le pecore – anche i paioli e tutti gli attrezzi per produrre il formaggio, e dovette assumere dei servi-pastori che gli costruissero ovili e capanni, oltre a badare alle pecore, e si procurò pure degli asini per il trasporto e dei cani da guardia.
Venne a trovarlo in campagna il rabbino, e Tzitzu gli chiese: “Che vi succede, rabbino?”
“Chiamatemi pure Iochanan, o, nella vostra lingua, Iuvanne”, egli rispose, “Mi hanno semplicemente spaventato i vostri cani: ritenendomi un intruso mi fissavano come se avessero già deciso come sbranarmi. Per fortuna non mi hanno aggredito”.
“Devo difendere i miei beni ed il vostro formaggio”, rispose Tzitzu, “Ma dopo una dozzina di volte che venite qui vi faranno le feste. Siete venuto a controllare la fabbricazione del formaggio?”
“Sì, ma c’è un altro problema”, disse Iuvanne, e mostrò un topino che aveva appena preso per la coda, dicendo: “I cani vi difendono dai lupi a due gambe (quelli a quattro zampe in Sardegna non ci sono), ma dai topi vi devono difendere i gatti”.
“E dove li trovo?”, chiese Tzitzu, ed il rabbino rispose: “Mia figlia è una gattara, e può darvi dei gatti che spaventano e prendono i topi. Vi rammento che il formaggio piace anche ai gatti, quindi non lasciatelo comunque incustodito”.
I gatti li portò il mese dopo Eliyahu, il genero di Iuvanne – il matrimonio si era già celebrato, ma avevano fatto prima le gatte a generare i micini di Avigail a dargli il primogenito.
Eliyahu disse a Tzitzu: “Sono molto contento di voi e del vostro formaggio, tant’è vero che mi sono permesso di passare dal feneratore e saldare il vostro debito …”
“Grazie, ma avrei preferito usare quei soldi per alcuni lavori prima di restituirli”, rispose Tzitzu, ma Eliyahu disse: “Non vi preoccupate, il feneratore vi ha concesso una linea di credito – in una parola, ve li ripresterà volentieri. Volevo invece invitarvi a venire con me a Worms”.
“A far che?”
“Chi comprerà il formaggio non comprerà un cibo qualunque, ma un formaggio fatto da voi. Mio suocero ed io ne garantiamo la qualità, ma conoscervi personalmente sarà il miglior argomento per acquistarlo”.
“Il formaggio viene lavorato in autunno. In inverno potrei lasciare le pecore ai servi-pastori ed accompagnare voi ed il vostro formaggio”.
Così fu deciso, ma il maltempo fece rimandare la partenza fino all’inizio della primavera, e Tzitzu ritenne inopportuno lasciare il gregge quando nascevano gli agnelli, per cui infine Eliyahu e Tzitzu a metà aprile del 1096 s’imbarcarono da Bosa per Genova con l’intenzione di proseguire per Worms, accompagnati da Gabriella, la gatta preferita da Tzitzu, che doveva difendere il formaggio.
Vi giunsero a fine mese, quando la Prima Crociata, bandita il 27 dicembre dell’anno prima, si stava trasformando da una spedizione verso il Santo Sepolcro in una serie di pogrom contro le comunità ebraiche di Germania.
Eliyahu accompagnò Tzitzu a casa della zia Minna, donna ricca e colta di Worms – aveva suggerito ad Eliyahu l’affare e lo aveva finanziato.
Tzitzu la trovò affascinante, ma nessuno dei due parlava la lingua dell’altro, ed oltre un gioco di sguardi non si poté andare.
Il formaggio invece non aveva bisogno di parole, e Minna invitò tre sue amiche a cena quella sera per assaggiarlo.
Alla cena parteciparono anche Tzitzu ed Eliyahu, che tradusse per Tzitzu gli apprezzamenti delle invitate per il suo formaggio, ma dopo la lavanda delle mani al termine del pasto bussarono alla porta.
Era il capo della comunità ebraica locale, che voleva urgentemente parlare con Minna. Lo fece davanti a tutti, e tutti coloro che lo potevano capire si mostrarono sempre più spaventati – finché Minna si volse verso Eliyahu e Tzitzu, dando al primo un ordine che il secondo non capì.
Eliyahu accompagnò Tzitzu in un’altra stanza, prese da un cassetto pergamena, penna e calamaio, si sedette ad un tavolo e scrisse un documento che consegnò a Tzitzu dicendogli: “Questa lettera ordina al feneratore di Bosa di pagarti lui il formaggio in nostro nome e conto. Mi spiace, ora devi scappare perché in questa casa siamo in pericolo, e rischi anche tu di essere ucciso”.
“Adesso mi spieghi che sta accadendo”, disse Tzitzu mentre prendeva in mano la lettera, ed Eliyahu disse: “Ci sono delle persone che per dimostrare la loro fede in Dio ci vogliono ammazzare. Ovviamente hanno torto, ed il vescovo della città, a cui loro dovrebbero obbedienza, ci ha invitato a rifugiarci nel suo palazzo per metterci sotto la sua protezione. Speriamo che ci stiamo tutti lì dentro”.
“Perché, quanti siete?”, chiese Tzitzu, ed Eliyahu rispose: “Più di ottocento”.
Tzitzu aggrottò gli occhi per lo stupore e chiese: “E non potete difendervi?”
Eliyahu rispose: “Ci è stato vietato di portare armi”, prima di accingersi a scrivere un secondo documento, che avrebbe poi consegnato al capo della comunità, il quale fuggì subito via.
“In quella lettera che hai scritto?”, chiese Tzitzu, ed Eliyahu rispose: “I nostri confratelli di Magonza sperano di riscattare la loro vita con l’oro, se i medesimi malfattori assaliranno anche loro, e la lettera serve a procurarglielo”.
“Siete matti”, rispose Tzitzu, “Anche nella mia isola si minaccia la gente di morte se non paga, ma il criminale spesso uccide lo stesso. Quell’oro vi servirebbe per rifarvi una vita altrove”.
“Tzitzu, vattene”, ribattè Eliyahu, “E ringrazia che se qualcuno sospettasse che sei ebreo, ti basterebbe calare le brache per dimostrare che non è vero”.
Tzitzu chiese: “Datemi la mia gatta Gabriella”.
La gatta aveva cenato in grembo a Minna ed a tutte le sue amiche – ma Eliyahu volle prenderla in braccio dicendo: “Permettimi di darle una benedizione prima che ve ne andiate”.
Tzitzu non si oppose, Eliyahu pronunciò delle parole che fecero piangere le donne, ma Tzitzu non capì, ed alla fine lui e Gabriella salirono su un asino e fuggirono, mentre Eliyahu, Minna e le sue amiche si incamminarono verso il palazzo vescovile – presagendo che vi avrebbero trovato la morte.
(Segue)
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