lunedì 2 dicembre 2019

Juno.00016.000 - Gatti - 000

[Inizio]

Dopo essersi ben stabilita ad Accra, ed essere diventata ricca insieme con Edna ed Ester grazie ai gioielli "Mami Wata Jewels", Elisabeth scrisse a Juno: "Non è che potete creare una placenta che funga anche da rene artificiale?"

Xiuhe e Yemoja risposero: "Le placente che produciamo nutrono attraverso l'ombelico ed estraggono dall'ombelico i prodotti di rifiuto. Chi le usa non ha bisogno di urinare. Ma i reni hanno anche altre funzioni, per cui la placenta non è ancora pronta. Chi ha bisogno di un rene artificiale?"

Elisabeth rispose: "Mia cugina Victoria. Potete mandarci un modello adatto a lei?"

"Potresti risolvere il problema", risposero Xiuhe e Yemoja, "Ospitandola in casa tua, che è una gigantesca placenta arborizzata che ha ricavato al suo interno abitazione e laboratorio. Lei lascia che la placenta si colleghi al suo ombelico, e così la depuri. Possiamo verificare a distanza le sue condizioni di salute, e personalizzare il trattamento".

"Ehm ... lei vorrebbe approfittare dell'occasione per venire in Italia", osservò Elisabeth; Juno, sempre morta di figa, disse: "Per me va bene", ma Rebecca osservò: "Ma sai quanto è complicato ottenere un visto per l'Italia per cure mediche?"

Le difficoltà furono superate, e Victoria, dopo aver trascorso alcune settimane in casa di Elisabeth in cui stabilizzò le sue condizioni e consentì a Xiuhe, Yemoja, e Sandra (nefrologa dell'Ospedale dell'Annunziata di Sassari) di valutare il suo stato di salute, venne a Bosa, dove fu accolta da una placenta arborizzata creata apposta per lei, anzi, due.

Yemoja spiegò: "A quanto ci è stato detto, ti piace viaggiare; perciò, oltre a quella classica che ti nutre, lava, collega ad Internet, eccetera, ma che non si può spostare da casa, abbiamo creato un modello che sta dentro un vaso di fiori, e che puoi portare in giro. Quando hai bisogno della dialisi, metti il vaso sotto il getto d'acqua di un rubinetto (ovviamente dentro un lavandino con lo scarico aperto), la placenta si collega al tuo ombelico, e funge da rene artificiale".

"Wow!", disse Victoria.

"Senz'acqua", precisò Xiuhe, "La placenta nel vaso dura una settimana. Visto che hai bisogno di dialisi tre volte la settimana, credo che non ti succederà mai di lasciarla a secco".

"Penso proprio di no", rispose Victoria.

Se Juno sperava di farsi Victoria, fu delusa - al contrario della cugina Elisabeth, era assai morigerata, e la nefropatia aveva ridotto ulteriormente la sua libido. Ma Juno ebbe la sua consolazione.

Aveva ripreso a frequentare la sua associazione Ebraismo Umanista Sardo, come semplice socio perché altre persone la mandavano avanti egregiamente, ed una sera entrò un vecchio signore con una strana richiesta:

"Vorreste pregare per la mia gatta?"

La rabbina Micol ne fu infastidita, Juno chiese: "Che ha la sua gatta?"

"Leucemia felina. Sono un povero pensionato, e le sue cure stanno diventando sempre più costose. Le ci vorrebbero delle trasfusioni di sangue, ma i gatti hanno i gruppi sanguigni come gli uomini, ed il suo gruppo è raro".

"La sua gatta è di gruppo B?", chiese Juno, ed il pensionato rispose: "Sì. Come lo ha capito? È una veterinaria?"

Micol rispose: "Lei è un'enciclopedia in fase di redazione. Nel raro caso che le chieda una cosa che non sa, dopo qualche giorno di studio le dà un'esauriente risposta".

"Ecco", disse Juno, "Io direi che è il caso di accontentare quest'uomo e la sua gatta. Mi dà il suo nome ed indirizzo, signor ...?"

"Gianuario. Abito qui a Bosa, e sono il gattaro ufficiale della città, visto che la mia colonia felina è stata riconosciuta dal Comune".

"Gli altri gatti sono stati testati per la leucemia e l'immunodeficienza feline?", chiese Juno, e Gianuario rispose: "Sì. Tutti esenti da immunodeficienza e vaccinati dalla leucemia. Ma alla mia sfortunata gatta sono affezionato".

"Possiamo recitare i Salmi stasera per la gatta di Gianuario?", chiese Juno a Micol, che rispose: "Si può fare. Lei, signor Gianuario, può portare la micia nella sala per il culto e pregare insieme con noi?"

"Sì, ma non pretenderete che io preghi in ebraico!"

Juno spiegò: "La tradizione ebraica dice che se si prega davanti ad un malato, lo si può fare in qualsiasi lingua; se il malato è assente, bisogna pregare per lui in ebraico. Per questo Micol le ha chiesto di portare la micia".

"Va bene, porto la micia".

La preghiera ebraica per un malato assente prevede un minimo di 18 Salmi (2, 6, 13, 22, 25, 30, 32, 38, 69, 88, 102, 103, 107, 116, 118, 142, 143, 130) in lingua ebraica, ma per un malato presente basta anche una preghiera spontanea recitata in una qualsiasi lingua - oppure una preghiera tradizionale detta "Misheberach = Colui che benedì".

Non è una novità per l'ebraismo americano pregare per un animale da compagnia, ma lo era per una piccola città sarda come Bosa, e molti non ebrei parteciparono ed augurarono buona salute alla micia - durante la cerimonia le fu cambiato il nome da Tina a CrisTina, in quanto la tradizione ebraica lo ritiene di buon auspicio per un malato. L'Angelo della Morte infatti, potrebbe essere confuso dal cambio di nome e non consegnare al malato il Decreto Nefasto.

Micol, superato l'iniziale fastidio specista, seppe pure improvvisare un sermone in cui preconizzava un futuro messianico in cui tutti gli animali, umani compresi, sarebbero diventati vegani come lo era secondo la Bibbia l'umanità prima del Diluvio, ed in cui l'umanità si sarebbe sentita unita con tutto il resto della creazione - non solo gli uomini non si sarebbero più sfruttati a vicenda, ma non avrebbero più sfruttato gli altri esseri. Si ispirò per questo un po' ad Isaia (capitolo 11), un po' ad Osea (capitolo 2), un altro po' all'afflato mistico di rav Avraham Yitzchak Ha-Kohen Kook (1864-1935).

Tra i partecipanti al culto c'erano anche Xiuhe, Yemoja, e la veterinaria Giulia, che aveva la micia (Cris)Tina in cura, e le tre donne discussero poi sulla possibilità di creare una placenta apposita per la micia, che contrastasse in modo efficace ed economico gli effetti devastanti della leucemia felina.

Durante il culto si erano raccolte delle offerte che permisero di far giungere il sangue felino di tipo B dall'estero per via aerea, e salvare per il momento la vita alla micia; tre giorni dopo fu regalata a Gianuario la placenta personalizzata per CrisTina, ed altri quattro giorni dopo fu piantata una placenta arborizzata per i gatti della colonia felina di Gianuario.

Le due placente funzionarono molto bene - quella collettiva era capace di filtrare i retrovirus come quelli dell'immunodeficienza e della leucemia feline, e pure di vaccinare i gatti che si servivano di lei.

"Ehm", chiese poi Giulia, "Non si può fare in modo che questa placenta possa rendere sterili i gatti che attingono a lei?"

"Dici?", chiese Juno, e Giulia insistè: "I gatti in città sono già troppi. Bisogna ridurre le nascite".

A malincuore, Xiuhe ed Yemoja acconsentirono, cosicché il numero dei felini randagi in città si stabilizzò - il numero giusto per combattere i topi e gli scarafaggi.

A Juno piacevano i gatti e spesso andava a visitare la colonia felina di Gianuario, ed a carezzare CrisTina - ma si rendeva conto che, malgrado l'aiuto della placenta, la micia deperiva sempre più.

Chiese allora a Xiuhe: "E se clonassimo CrisTina? Credo che la sua placenta possa raccogliere il materiale genetico, generarla nel proprio utero, e dare a Gianuario una nuova ragione di vita".

"Apri un vaso di Pandora", osservò Xiuhe, "Le nostre placente hanno permesso a persone intersessuali come Edna ed Ester di figliare, e perfino di rendere feconde le uonioni tra esseri umani biologici e robotici. Se cloniamo la micia, poco ci manca che diventi possibile che umani e felini possano figliare insieme, con l'aiuto delle nostre placente".

Alla conversazione assisteva Giovanna, la luogotenente dei carabinieri di Bosa, unita civilmente a Giaele, che fece questa domanda: "Queste placente possono trasformare un umano in felino e viceversa?"

Xiuhe ci pensò e disse: "Perché no? L'uomo entra nell'utero della placenta, e ne esce come gatto; quando il gatto vuole, rientra nell'utero e ne esce uomo".

"In quante ore?", chiese Juno, "Non è che il bruco diventi farfalla in pochi minuti".

"E non è solo questo il problema", fece notare Yemoja, "Un umano sano ha un corpo di 70 Kg ed un cervello di circa 1,45 Kg; un gatto sano pesa 3,3 Kg ed ha un cervello di 0,03 Kg. Nella trasformazione umano -> gatto, come smaltiamo l'eccesso di carne? E come immagazziniamo le informazioni del cervello umano in quello felino?"

"Hmm ...", rispose Juno, "La carne potrebbe essere conservata dentro la placenta per essere restituita al momento della ritrasformazione in umano; le informazioni ... si possono comprimere?"

Ad un'altra persona avrebbero riso in faccia, ma Xiuhe e Yemoja spiegarono a Juno che non c'era modo di "comprimere" gli "engrammi", cioè le informazioni memorizzate nel cervello. Dopo una breve discussione si giunse alla conclusione che, se si desiderava che il micio avesse prestazioni cognitive umane, l'unica cosa da fare era mantenere attivo il cervello umano dentro la placenta, anche se il resto del corpo umano poteva essere digerito ed immagazzinato come nutrienti grezzi, e tenere collegato il cervello umano a quello felino via rete a 5G perlomeno.

Giovanna disse: "Scusate, io non ho spiegato bene quello che volevo da voi, e voi avete risolto un problema diverso da quello che avevo in mente. Io pensavo a questo: un Airbus A380-800, il più grande aereo passeggeri in listino, può portare fino ad 853 passeggeri umani (se tutto l'aereo è allestito in classe economica). Moltiplichiamo 853 passeggeri per 120 Kg (comprendendo sedili e bagagli), otteniamo 102.360 Kg; quel peso equivale a 23.804 gatti da 4,3 Kg (comprendendo i trasportini) - con un aereo che potrebbe portare solo un battaglione di umani si può invece aviotrasportare una divisione di gatti".

"E paracadutarli, magari?", chiese Juno, mentre Xiuhe e Yemoja si guardavano con la faccia di Seneca mentre udiva le pazzie di Nerone, e Giovanna rispose: "Sarebbe un'ottima idea!"

Xiuhe provò a riprendere il controllo della discussione: "Giovanna, temo che i tuoi piani di guerra abbiano dei seri inconvenienti. Non ci sono armi che dei gatti possano azionare, ed immagino che pertanto tu voglia che i gatti paracadutisti, una volta toccato il suolo, riprendano la forma umana. Mi spiace per il poeta latino Ovidio, ma questo non è istantaneo, ed è possibile solo se i mici toccano una placenta arborizzata specifica. A questo punto, è molto più semplice piantare le placente, anche sotto forma di noci di cocco che devono germogliare, radicarsi, e svilupparsi, nella futura zona d'operazioni, e quando ce ne sarà bisogno partoriranno i soldati che servono. Ci vuol tempo, ma meno che a costruire una Linea Maginot".

"Giusto", ammise Giovanna, "Vuol dire che l'aereo disseminerà quelle noci di cocco non appena il governo e lo stato maggiore avranno chiare le aree in cui si potrebbe combattere".

Yemoja aggiunse: "Trasformare un corpo umano in uno felino e viceversa è enormemente dispendioso. Sarebbe molto più semplice avere una placenta che quando ospita il corpo umano lascia libero quello felino, e viceversa. Chi non vuole avere a che fare contemporaneamente con una donna ed una gatta, può usare una soluzione simile".

"Quanto ci vuole, in termini di tempo ed energia", chiese Juno, "Per far passare un vivente da una forma allotropica all'altra?"

"Cos'è una forma allotropica?", chiese Giovanna, e Xiuhe rispose: "Ci sono elementi i cui atomi, allo stato solido, possono disporsi nello spazio in modi diversi - l'esempio evidente lo dà il carbonio, che lo incontriamo sia come umile grafite che come prezioso diamante. Un altro esempio è dato dal ferro - il fenomeno viene sfruttato nella tempra. Tal fenomeno è detto 'allotropia', e le diverse configurazioni sono dette 'forme allotropiche'. Juno vuole che consideriamo i corpi umano e felino diverse 'forme allotropiche' del medesimo vivente. Trasformare però l'uno nell'altro non è per nulla semplice o rapido".

Qualche settimana dopo fu pubblicata questa strana notizia: i gatti che giungevano in Sardegna dovevano passare una quarantena di sei mesi!

Juno provò a chiedere alla veterinaria Gina se c'era un motivo medico per questo, ed ella rispose: "No. Non è stata scoperta nessuna nuova malattia dei gatti con un periodo d'incubazione di sei mesi".

Juno tornò a casa e chiese a Yemoja e Xiuhe: "Ne sapete qualcosa?"

"Perché mai tanto interesse?", chiesero loro, e Juno rispose: "Avete clonato CrisTina poco prima che morisse, e Gianuario è felice come una Pasqua della sua nuova-vecchia gatta. Ma ho visto venire nei laboratori della nostra azienda produttrice di placente persone che si rifiutavano di declinare le loro generalità, ma voi le facevate entrare lo stesso. Che sta succedendo?"

"Non possiamo dirtelo", risposero le due ginecologhe.

"Se io voglio all'azienda stacco la spina", ribatté Juno, "Ditemi in che cosa l'avete coinvolta".

"Diciamo che il piano di guerra di Giovanna è piaciuto tantissimo alle alte sfere", disse Yemoja, e Xiuhe aggiunse: "Un gatto allotropico può convertirsi in umano e viceversa se viene in contatto con una nostra placenta entro sei mesi dall'ultima trasformazione. Dopo 180 giorni non è più possibile ed uno si tiene la forma che ha".

La sbigottita Juno disse: "Vuoi dire che qualcuno teme che delle persone possano trasformarsi in gatti per venire da noi clandestinamente, e la quarantena serve a sventare il tentativo?"

"Esatto", rispose Yemoja, "Il divieto vale solo per la Sardegna, perché più facile da difendere", e Xiuhe aggiunse: "E perché tutte le placente arborizzate dell'Isola, che ora ricoprono tutta la superficie incolta, hanno questo potere. Quelle vendute fuori dalla Sardegna no".

"Avrei dovuto capire che c'entrava Salvini quando ha detto: 'Prima i mici italiani'", concluse Juno, che allarmata aggiunse: "C'è modo di distinguere i mici allotropici, che si ritrasformano in umani, da quelli normali?".

"Se non entrano in contatto con una placenta arborizzata, no", rispose Yemoja, e Xiuhe aggiunse: "Nemmeno con l'esame del DNA. Infatti i mici allotropici hanno un DNA felino. Soltanto una placenta arborizzata può ritrovare il DNA dell'umano corrispondente e rigenerarne il corpo".

"Tremendo!", disse Juno, "E se uno uccide un micio allotropico che accade?"

"La generazione del corpo umano corrispondente è inibita", rispose Yemoja, "Lo hanno preteso i funzionari del Ministero dell'Interno".

"Ma sarebbe tecnicamente possibile?", chiese Juno, e Xiuhe rispose: "Sì, ma l'abbiamo reso deliberatamente ed estremamente complicato".

"Mi chiedo che accadrebbe se una persona uccidesse un micio allotropico", disse Juno, "Sarebbe rea solo della morte del micio, od anche dell'umano corrispondente?"

"L'umano non morrebbe per questo", rispose Yemoja, "Sarebbe in grado di avere interazioni limitate attraverso la rete di placente arborizzate, ma impossibilitato (salvo complesse operazioni) a materializzarsi in un corpo umano".

"Sarebbe una situazione simile a quella di un sequestro di persona", osservò Juno, "Un grave reato comunque".

"Ci avevi insegnato", osservò Rebecca, "Che nel diritto penale l'analogia non può usarsi a danno dell'imputato, e questo per ora salva chi uccide un micio allotropico dall'accusa di sequestro di persona".

"Non solo per ora", ribattè Juno, "Se il micio allotropico è indistinguibile da uno normale, chi lo uccide può sempre dichiarare di essere caduto in errore - che si interpreta sempre in senso favorevole all'imputato".

Juno pensò un attimo e disse a Yemoja e Xiuhe: "Ehm ... potreste generarmi delle micine allotropiche?"

Rebecca si mise a ridere e disse: "Juno, non hai abbastanza fiche in casa? Quando lo trovi il tempo di farti anche le gatte trasformate in donne?"

"Mi piacerebbe però averle lo stesso", rispose Juno, mentre Yemoja e Xiuhe si chiedevano se era più matta Giovanna, che aveva ideato dei gatti da combattimento, o Juno, che voleva che codesti gatti facessero l'amore e non la guerra.

Yemoja provò a guardare in modo interrogativo Rebecca, che rispose: "Fategliele. Ma rendetele capaci di vivere da sole se Juno si stufa di loro".

"Certamente", rispose Xiuhe, "Tra l'altro, abbiamo il progetto di far partire una nuova clinica privata, e delle dottoresse, infermiere, tecniche di laboratorio, ingegnere biomediche ci farebbero comodo".

"Quante ve ne servono?", chiese Rebecca, ed Yemoja rispose: "Sei".

Rebecca si volse a Juno e le chiese: "Quante gatte allotropiche vuoi per il tuo piacere?"

"Me ne bastano tre", rispose Juno, e Rebecca ribattè: "Quello che vale per il papero vale anche per l'oca. Altre tre gatte me le prendo anch'io".

"Va bene, ve le facciamo", rispose Xiuhe, "Ma se queste gatte poi dormono quattordici ore al giorno, e quindi hanno poco tempo per deliziarvi, siete contente?"

"Va bene", risposero Juno e Rebecca.

Yemoja e Xiuhe si riservarono di definire le caratteristiche delle micie allotropiche, e predisposero le loro placente.

Qualche giorno dopo Yemoja chiese a Juno: "Mi fai pizzicare un attimo il pancino?"

Juno acconsentì, Yemoja le pizzicò anche il mento, il retro dei bracci, l'interno delle cosce, e disse: "Juno, sei un po' ingrassata".

"Vuoi mettermi a dieta?", chiese Juno, e Yemoja rispose: "No. Volevo proporre un altro lipofilling per spostare questo grasso sul seno".

Juno rise: "Faccio già concorrenza a Norma Stitz. A che pro?"

"Vorremmo sperimentare una tecnica innovativa", spiegò Xiuhe, "Sarà la tua placenta arborizzata, opportunamente riprogrammata, a spostare il grasso all'interno del tuo corpo".

"Se è per il progresso della medicina", rispose Juno, "Ci posso anche pensare".

"Però la procedura dura un'intera giornata, dall'alba al tramonto", disse Yemoja, "Ti faremo accomodare su una poltrona speciale per prevenire le piaghe da decubito. Ai tuoi bisogni ci penserà la placenta".

"Va bene", rispose Juno, e Xiuhe aggiunse: "Con l'occasione ti presenteremo le micie allotropiche - prima in forma felina, e poi in forma umana. Si prenderanno cura di te durante l'operazione".

"E mia moglie Rebecca?", chiese Juno, e Xiuhe rispose: "Può stare con te quanto volete. Presenteremo a lei le sue micie allora".

Juno firmò il consenso informato, il mattino dopo fu fatto accomodare sulla poltrona, la placenta inviò una propaggine al suo ombelico, e dopo essere entrata cominciò l'operazione di spostamento delle masse grasse - e di creazione di sostegni sottocutanei, perché c'era altrimenti il rischio che la pelle cedesse sotto il peso del tessuto mammario e si spaccasse.

Il giorno dell'operazione, Juno fu fatta accomodare nella speciale poltrona, e commentò: "Non è opera di un mobiliere - è la foglia di una placenta arborizzata".

"Si adatta meglio di qualsiasi mobile al tuo corpo, Juno", osservò Xiuhe, che aggiunse: "Ora andiamo a prendere le gatte - quelle tue e quelle di Rebecca. Poi cominciamo".

Erano sei magnifiche squame di tartaruga, ognuna con la propria combinazione di colori; tre si strusciarono contro le caviglie di Rebecca, tre, più ardite, saltarono sulla pancia di Juno e si strusciarono contro le sue tette.

"Mi sa che ognuna ha scelto il proprio umano", osservò Yemoja, e Juno e Rebecca annuirono.

Le due ginecologhe Xiuhe e Yemoja portarono nella stanza sette placente arborizzate, ognuna nel proprio vaso, li posero dentro un grande lavatoio, ed aprirono i sette rubinetti dell'acqua, che avevano ognuno una portata da idrante antincendio.

Yemoja spiegò: "Ora trasformeremo le sei micie in sei donne adulte; la settima placenta serve per spostare il grasso di Juno dal pancino al seno".

"Perché le avete messe nel lavatoio?", chiese Rebecca, e Xiuhe rispose: "Come si fa a trasformare una micia di 3,3 Kg in una donna di 65 Kg?"

"Le placente trasformano l'acqua in carne!", rispose Juno, e Xiuhe annuì. Anche Rebecca fu fatta accomodare su una foglia di placenta piegatasi a mo' di sedia, e dalle placente uscirono delle propaggini che raggiusero gli ombelichi delle micie e di Juno.

Dopo pochi minuti si videro le gatte adulte trasformarsi in neonate umane, e poi cominciare a crescere e svilupparsi, diventando in meno di un'ora delle adulte di apparente età anni 18.

Più lento fu il processo per Juno, che vide diminuire la pancia e crescere il seno - ma anche sentire che sotto la pelle stava nascendo una specie di mensola che sosteneva il tessuto mammario. Dopo due ore Yemoja le chiese: "Vuoi arrivare al punto in cui tutto il grasso si concentra nel seno, e si vedono nettamente i confini tra un muscolo e l'altro del corpo?"

"No, non voglio la tartaruga. Fate di me una donna magra, salvo che nel seno, ma non una body builder", rispose Juno, che aggiunse: "Le ragazze non aprono bocca?"

"Stanno imparando la vostra lingua", rispose Xiuhe, "Aspetta ancora un po'".

Alcuni minuti dopo, le ragazze si presentarono: "Ciao, io sono Anna"; "Io Beatrice. Ciao"; "Sono Chiara. Ciao"; "Sono Daniela, e mi piacete"; "Sono Elena. Vi voglio bene"; "Sono Felicia. Vi amo tutte".

Anna, Beatrice e Chiara erano le gatte che avevano scelto Rebecca, si avvicinarono a lei, la abbracciarono, carezzarono e baciarono; Daniela, Elena e Felicia erano quelle che avevano scelto Juno, e fecero lo stesso con lei.

Tutte le gatte allotropiche tentarono un approccio sessuale con le rispettive umane di riferimento, ma Xiuhe dovette dire loro: "Ad Anna, Beatrice e Chiara non dico nulla; a Daniela, Elena e Felicia consiglio di astenersi finché non termina l'intervento che sta subendo Juno. Mi spiace, Juno, non vorrei che si sbilanciasse la distribuzione del grasso mammario".

Rebecca ne fu contenta, in quanto Anna, Beatrice e Chiara le fecero un servizio magnifico; Juno si accontentò di venir coccolata fino alla fine dell'intervento - che riuscì molto bene.

Dopo che anch'ella venne soddisfatta, Yemoja entrò nella stanza e chiese alle sei gatte allotropiche che professione avevano scelto per la loro vita da umane.

Anna rispose: "Sono ingegnera biomedica".

Beatrice: "Ingegnera informatica".

Chiara: "Ingegnera navale".

Yemoja commentò: "Complementate bene Rebecca, che è ingegnera idraulica. Voi altre tre che rispondete?"

Daniela: "Chirurga plastica".

Elena: "Endocrinologa".

Felicia: "Psichiatra".

Xiuhe osservò: "Potreste costituire un'équipe medica specializzata in confermazioni di genere. Se Juno si reiscrive all'albo degli avvocati ..."

"Sono sempre iscritta all'albo", ribattè Juno, "Farò buon uso di queste ragazze".

[Fine]

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