mercoledì 29 novembre 2017

Juno.00009.001 - Yggdrasill - 001

[Inizio]

Le placente fotosintetiche erano una grande invenzione, ma nella versione umana si rivelarono assai fragili - per fortuna Yemoja e Xiuhe conservavano le cellule staminali di ognuna di esse nei refrigeratori della Banca dello Sperma Aspermer, e così fu loro possibile ripiantarle più volte finché, dopo cinque anni di tentativi, fu trovato il modo di farle maturare ed irrobustire fino a resistere e prosperare anche con il vento di maestrale che spesso flagella Bosa e la Planargia.

I debiti della famiglia Dejana erano stati tutti pagati, e Juno ed Hera erano riuscite a mettere a punto delle ricette con la linfa delle placente fotosintetiche, che veniva trattata in modo simile al latte di soia.

Originariamente, una placenta fotosintetica doveva nutrire solo il titolare ed i suoi parenti stretti, che dovevano succhiarne la linfa da dei "capezzoli" che la placenta produceva spontaneamente; ma Yemoja e Xiuhe ritennero indispensabile modificare la selettività delle placente.

Dopo mesi di tentativi, riuscirono a fare in modo che la placenta nutrisse ogni essere umano che si accostasse ad essa, disinfettando inoltre i capezzoli con potenti antisettici - per cui era ora possibile piantare codeste placente nei terreni abbandonati e lungo le coste, per nutrire le persone senza lavoro e senza casa, autoctone ed immigrate.

Non era lo scopo per cui erano nate queste placente, ma non si poteva aspettare che tutti avessero dei figli la cui placenta (conservata al momento del parto, oppure ricreata con le cellule staminali) fosse resa fotosintetica per far sparire la fame nel mondo - chi non aveva altro modo per sfamarsi andava comunque aiutato.

In compenso, Yemoja e Xiuhe riuscirono a stabilire un rapporto particolarmente intimo tra le placente ed i loro titolari: la placenta produceva dei tralci che cercavano spontaneamente l'ombelico del titolare, vi si connettevano, e riattivavano i vasi ombelicali, per inserire le sostanze nutritive direttamente nel suo circolo sanguigno.

Era un modo semplice e gradevole di nutrire il titolare, ma ci volevano dieci ore per saziarlo così; Rachele imparò presto a fare i compiti con il tralcio collegato al suo ombelico, ed a giocare con le amiche - anche se l'insorgere della pubertà la convinse a condividere la linfa della sua placenta anche con i ragazzi da cui si lasciava corteggiare.

La placenta resisteva al freddo (ma raramente a Bosa la temperatura scende sotto zero), ma Rachele rischiava ogni volta di ammalarsi, ed allora Rebecca si mise a progettare una nuova Casa Dejana: un intero isolato, a forma di chiostro di convento, con appartamenti e negozi da affittare per pagare i debiti per la costruzione, ed il cortile interno che era riservato alle placente fotosintetiche dei residenti - sotto il cortile c'era il parcheggio sotterraneo.

L'idea piacque, le banche la finanziarono, ma Yemoja chiese un paio di modifiche al progetto originale: far passare sotto le strade intorno all'isolato dei tubi simili a quelli di scolo, ma pieni di terra, per collegare la terra del cortile interno con quella dei campi vicini; e mettere delle fioriere al limite tra il porticato (di proprietà privata) ed il marciapiede (di proprietà pubblica) in cui far crescere altre placente fotosintetiche - a beneficio dei gatti e dei poveri.

Quest'ultimo dettaglio fu contestatissimo nel consiglio comunale, che temeva un'invasione di sfaccendati senza tetto, ma Yemoja argomentò che diverse altre città in Italia e nel mondo avevano deciso di piantare nei parchi pubblici alberi da frutto e non solo piante ornamentali, e questo aveva aiutato i poveri che c'erano già in città, senza attirarne altri.

Il progetto fu alla fine approvato - il vantaggio principale del nuovo palazzo era che con la sua forma riusciva a proteggere le placente dai venti e dalle temperature estreme, e Rebecca progettò pure delle tende che permettevano di nutrirsi per via transombelicale riparati dalla pioggia e dal vento, pur sedendo vicini alla propria placenta.

Queste tende non servirono solo per fare i compiti - la tenda permise a Rachele di esplorare l'intimità fisica con i ragazzi, senza essere vista, ma vicino a casa, e con la possibilità di chiedere aiuto se qualcosa non funzionava.

Poco ci mancò che Juno, Rebecca e Dina non decidessero di affittare il loro appartamento, per vivere tutto l'anno in tenda. Yemoja era riuscita anche a trovare il modo di cambiare il titolare di ogni placenta creata con cellule staminali (quella conservata dopo il parto non poteva essere "ceduta"), per cui anche Juno e Rebecca, Debora e Giovanna, riuscirono ad avere la loro placenta capace di nutrirle per via transombelicale.

Il naturismo si era tanto diffuso a Bosa, grazie agli sforzi ultradecennali di Juno, che fu possibile riempire il palazzo di inquilini, negozianti e professionisti anche se nel contratto di affitto era pretesa la "clothing optionality", ovvero era vietato protestare perché c'erano persone nude nelle parti aperte al pubblico del palazzo - andavano considerate un fatto della vita come il sole e la luna.

Ulteriore modifica genetica diede la possibilità alle placente di scaldare d'inverno e rinfrescare d'estate - per cui ora era davvero possibile concepire una vita da trascorrere in una tenda stesa tra le placente fotosintetiche dei membri della famiglia.

Rebecca tenne anche un congresso scientifico su questa possibilità, mostrando che, se da una parte diventava piuttosto complicato costruire palazzi a più piani (sarebbe stato necessario costruire dei giardini pensili, con una luce di almeno 16 metri tra un piano e l'altro, perché questa era l'altezza massima delle placente arborizzate), dall'altra diminuiva il consumo di suolo, perché i 16 metri quadrati a testa erano tutto quello di cui aveva bisogno una persona per vivere, senza bisogno di ulteriore terreno per l'agricoltura e l'allevamento - restava la necessità di costruire strade, linee di telecomunicazione e stabilimenti industriali, ma la vita diventava comunque assai più facile.

Il congresso non fu molto convincente - troppi interessi ruotavano intorno all'agricoltura ed all'industria alimentare - anche se il video di Rebecca che mostrava la sua presentazione sul maxischermo, mentre lei ed i partecipanti erano nudi e con un cordone ombelicale collegato a delle placente arborizzate (che rendevano superflua la pausa pranzo) divenne rapidamente virale.

Un'altra modifica genetica rese le placente arborizzate capaci di produrre energia elettrica (230 V 50 Hz), e per fortuna non fu necessario aumentare le dimensioni delle placente per produrre tutta questa energia.

L'ingegnera Rebecca si rese presto conto di un fenomeno che era stato scoperto dai botanici negli alberi convenzionali: le radici delle placente, intrecciandosi, consentivano lo scambio non solo di nutrimenti, ma anche di informazioni.

Quando Juno, Rebecca e Dina erano collegate alle loro placente attraverso il cordone ombelicale, ognuna era più consapevole dello stato emotivo dell'altra, e pian piano questa conoscenza empatica evolvé in telepatia.

Ulteriore modifica genetica rese le placente arborizzate capaci di ricetrasmettere nella gamma radio dei 700 MHz, consentendo loro di fungere da ripetitori della prossima generazione di cellulari (5G), nonché di comunicare tra di loro anche se le radici non erano a diretto contatto, e di interfacciarsi con gli umani attraverso i cellulari e le chiavette 5G per computer.

Era ormai possibile creare una nuova civiltà umana basata sulle placente arborizzate - specialmente dopo che Xiuhe riuscì a modificare il genoma dei bachi da seta in modo da consentir loro di nutrirsi della linfa di codeste placente (con il consenso del titolare), e Rebecca trovò il modo di dipanare il bozzolo senza interrompere la metamorfosi od uccidere la farfalla.

I tessili di questa seta facevano anche vestiti, i naturisti come le persone di Casa Dejana si limitavano a farne la tenda in cui vivere e biancheria per la casa (anche se la seta non è adatta per queste cose - ma Yemoja stava cercando di far produrre alle placente arborizzate anche la bambagia del cotone).

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