lunedì 14 agosto 2017

49069NU.00001.004 - Il dildo cavo - 004


Infatti il mattino dopo Rebecca, che aveva l'agenzia immobiliare vicino alla fermata dell'autobus, vide Antonia prendere quello per l'aeroporto. Era un lungo viaggio su una bellissima strada piena di buche e curve, ed Antonia aveva preferito che fosse un'altra persona a guidare.

"Si è portata il fallo con sè?" chiese Rebecca a Debora, che prima di aprire la gioielleria stava rivedendo le registrazioni notturne della webcam, e disse: "No, lo ha lasciato a casa. Del resto, non può pensare di tenere in corpo un oggetto così ed arrivare all'aeroporto intera. Forse ha scelto quelle misure perché innamorata di Floriano, ma Giaele aveva ragione a dire che erano esagerate".

Qualche minuto dopo, Debora vide due uomini vestiti da muratori con sulla salopette l'insegna di una ditta specializzata nel restauro di tetti entrare in camera, seguiti da una donna ... Giovanna, la luogotenente dei carabinieri, travestita da muratore e con una maschera antipolvere in faccia, che si era tolta al momento di entrare nella stanza.

Questa sorrise alla webcam, fece ciao con la manina, sollevò l'abat-jour sull'altro comodino mostrando di non fare alcuna fatica, poi sollevò l'abat-jour con la webcam fingendo di farne tanta, guardò l'obbiettivo con disapprovazione, e chiuse l'abat-jour dentro un sacco di alluminio, di quelli usati per portare i surgelati dal supermercato a casa.

Le trasmissioni si interruppero, e pochi minuti dopo Giovanna convocò Debora in caserma.

"È mio preciso dovere farti (o farvi) il più gran cazziatone della mia carriera", disse Giovanna, "Spero che come lezione vi basti".

"Pensavamo di darvi una mano", disse Debora, e Giovanna ribattè: "La webcam nascosta in un oggetto è un trucco vecchissimo, che anche un bambino avrebbe scoperto. Bastava rendersi conto che un'abat-jour pesava più dell'altra, e chiedersi perché. I miei colleghi dell'AISE, per fare la microspia da inserire nel fallo, hanno fatto i salti mortali per non farla scoprire così facilmente".

"Ma siete entrati in casa proprio per togliere la nostra webcam?" chiese Debora, e Giovanna rispose: "Una microspia nascosta male viene facilmente scoperta, ed in questo caso lo spiato chiama un professionista, che può essere un'agenzia investigativa (e nel settore lavorano soprattutto colleghi o poliziotti in congedo) o, peggio ancora, un'altra spia molto esperta. Questi vanno a cercare le microspie nascoste meglio, e se le trovano mandano il nostro lavoro all'aria".

"E come avete fatto a scoprire la webcam nell'abat-jour?"

"Diciamo che non ci siamo accontentati della microspia nel fallo. Sono una donna anch'io, e so benissimo che un coso così non si può portare più di qualche minuto. Per questo è potuto accadere che lei lo lasciasse a casa, ed un ladro la derubasse. Bisognava integrarla con altre microspie, sui vestiti ed in casa. Ma quando installi una microspia, devi verificare che non ce ne siano già altre nell'ambiente ..."

"... e magari installare anche apparecchi in grado di rilevare l'aggiunta di nuove, per esempio attraverso le loro emissioni radio", osservò Debora.

"Non avrei voluto specificarlo. Saresti una grande carabiniera, se tu facessi solo quello che ti viene detto. Vi avevo detto di lasciar fare ai professionisti. Abbiamo avuto la fortuna che erano previsti oggi dei lavori nell'appartamento sopra quello di Antonia per sistemare delle infiltrazioni d'acqua dal tetto, per cui nessuno si è insospettito a vedere il furgone - certo qualcuno si chiederà perché mai oggi sono venuti in cinque anziché in due, e questo ti insegni che è difficile fare operazioni spionistiche senza sbavature, e quindi è meglio non costringerci a farne, e ad esporci, per rimediare ai vostri casini!"

"Va bene", disse Debora, "Usciamo dall'indagine. Sapete che Antonia è andata all'aeroporto stamattina?"

"Certo. E non voglio aggiungere altro".

"Posso dire la mia opinone su Antonia?", chiese Debora, e Giovanna rispose: "Sentiamo".

"Finora ha mancato di autodeterminazione. Le danno i soldi per comprare un fallo d'oro da usare come nascondiglio di dati segreti e Nano SIM compromesse, e lei prende il fallo più grande che può permettersi colui che la paga, senza far notare che lei non può tenere addosso una cosa del genere per un tempo apprezzabile. Perciò lo lascia a casa, ed un ladro la deruba. Nel derubarla il ladro rompe anche un'abat-jour, e lei non denuncia né il furto del fallo, né l'effrazione in casa, né la rottura dell'abat-jour. E forse ci sono stati anche altri danni in casa, se lei ora dorme nella camera che dovrebbe affittare, anziché nella sua. E cerca a tutti i costi di nascondere il furto - ricomprando di tasca sua il fallo, e l'abat-jour".

"Pensi che lei sia sotto ricatto?"

"Se fossi una spia, aprirei più volentieri la bocca delle gambe. Lei non lo ha fatto".

"Il ladro che la deruba ...", dice a bassa voce Giovanna, e poi si rivolse a Debora: "Dì a tua sorella Giaele di rivoltare un'altra volta l'archivio dell'ospedale. Anzi, di tutti gli ospedali vicini!"

"Ah, siamo di nuovo nell'indagine!", dice Debora, ed aggiunge: "Però mi devi dire a che ti servono queste informazioni!"

"Voi donne siete indisponenti ed impiccione!", dice Giovanna, e Debora ribatte, "Sei donna anche tu, lo dovresti sapere come siamo!"

Giovanna sorride e spiega: "Non è stato un furto, è stata una rapina! Antonia ha mai comprato gioielli da te?"

"Solo il primo gioiello erotico, piccolo, leggero, delicato, che si può portare addosso per ore senza fastidio. Non guiderei fino all'aeroporto con quello addosso, però - rischierei di uscire di strada godendo e morire letteralmente di piacere!"

"Ecco. Un ladro si informa bene prima di derubare qualcuno, ed un qualsiasi ladro sarebbe giunto alla nostra conclusione: a casa di Antonia non c'era trippa per gatti!"

"Quindi, Antonia ha portato qualcuno in casa, gli ha mostrato ingenuamente il fallo, questi ha cercato di appropriarsene, ed Antonia di strapparglielo. Nella baraonda si è rotta un'abat-jour prima che Antonia avesse la peggio ed il ladro fuggisse".

"Esatto. Antonia potrebbe aver riportato lesioni personali nella lotta, che potrebbe aver cercato di curare in Pronto Soccorso. Se le lesioni non erano troppo gravi, e lei ha negato di essere stata aggredita, non è stato compilato il referto, e l'evento è sfuggito alle Forze dell'Ordine".

"Ad onta del posto di polizia all'interno dell'ospedale".

"Già. Purtroppo, ci sono dei limiti alla nostra invadenza".

"E se lei era sotto ricatto, non poteva dirvi nulla".

"A questo punto dobbiamo parlare con il ricettatore, e chiedergli di descriverci chi gli ha dato il fallo".

"Forse Antonia non aveva una doppia, ma una tripla vita", osservò Debora, "La vita che conoscevamo, la vita su cui stai indagando, ed incontri occasionali con persone che si sono dimostrate dei mascalzoni come colui che l'ha rapinata".

"Avverto chi segue Antonia che lei rischia di essere aggredita, e di non perderla di vista. Quando scopriranno che il fallo non è quello che le avevano pagato, che è vuoto, e che in casa di lei è successo qualcosa di cui non vuole parlare, rischia veramente il peggio", concluse Giovanna.

Giaele si mise subito a cercare nei fascicoli del Pronto Soccorso della città e degli ospedali vicini, non solo eventuali ammissioni di Antonia Gonnesa, ma anche di uomini con lesioni personali compatibili con una violenta lite - si disse infatti: "Nella situazione di Antonia, avrei lottato come una leonessa, ed anche se avessi avuto la peggio, di male al mio aggressore ne avrei fatto!"

Rebecca coinvolse le sue concorrenti: pensò infatti che una tresca di Antonia con un uomo del luogo, in una piccola città come la loro, non sarebbe passata inosservata, perché gli uomini hanno due difetti: il primo è il bere (il sardo medio beve più birra di quanti cinghiali divori Obelix), il secondo è parlare troppo quando si è ubriachi.

Per mantenere il segreto, disse solo: "Tra i vostri clienti maschi, ce n'era uno che avrebbe potuto picchiare una donna perché non le voleva dare qualcosa?"

Le concorrenti ridevano tutte come matte a quella domanda, e gliela fecero ripetere più volte, finché una non le disse: "Rebecca, si vede che non conosci uomo. Tutti i maschi si comportano così. Per accontentarti, dovremmo darti l'elenco di tutti i clienti che hanno più di dieci anni e meno di settanta. Oltre i settant'anni si buttano a terra e cercano di far credere che lei gli abbia messo le mani addosso! Mancano le forze, ma la cattiveria mai!"

Dopo quelle grandi risate, le agenti immobiliari della città le diedero copia dei loro elenchi, e Giaele, incrociandoli, notò che un certo Anselmo era stato in Pronto Soccorso con segni di graffi, morsi e capelli strappati, nonché un calcio che aveva mancato per poco le parti intime. Era stato trasmesso il referto all'autorità giudiziaria, ma le lesioni non erano gravi, e non c'era stata querela, per cui non se ne era fatto nulla.

E qualche ora prima di lui, in altro ospedale, diverso da quello della nostra città sarda, si era presentata Antonia Gonnesa. Confrontando le cartelle cliniche, era plausibile che lei avesse lottato con Anselmo, avendone però la peggio. Anche qui, non ci fu querela.

Giovanna prese nota, vide che Anselmo aveva dei precedenti penali per violazione di domicilio, furto, violenza privata e rapina, si fece dare una foto di Anselmo, ed il ricettatore lo riconobbe come colui che gli aveva dato il fallo.

"Un mistero è risolto", disse Debora, e Giovanna la corresse: "No. Bisogna che Antonia testimoni contro Anselmo. Ed occorre slegarla da chi la ricatta, per questo".

Rebecca aveva una grande memoria visiva (non avrebbe fatto l'agente immobiliare altrimenti), e seppe ritrovare ciò che consentiva di ricattare Antonia Gonnesa.

"Come interpretereste la frase: 'Viene bene in fotografia'?", chiese alle sorelle.

"Cos'è", chiese Giaele, "Un altro test per distinguere le persone Asperger da quelle neurotipiche - con le neurotipiche che correttamente interpretano: 'Le sue fotografie sono sempre molto belle', e noi Aspie che invece interpretiamo: 'Letteralmente gode a farsi fotografare'?"

"Ecco, è esistita una pubblicazione semiclandestina con questo titolo, con delle ragazze che venivano fotografate nel momento dell'estasi, autoprocurato, ovviamente. Io ne comprai una copia quand'ero giovane - fu allora che scoprii quanto mi turbava il corpo femminile, e mi fosse indifferente quello maschile - quella copia l'ho conservata, ed una delle ragazze riprese è Antonia Gonnesa".

Debora e Giaele guardarono, e ne convennero. Debora osservò: "Mi pare una trasgressione piccina. Quante persone in cerca di notorietà hanno mostrato le loro grazie e l'hanno avuta senza danno?"

Giaele rispose: "Non in questa piccola cittadina in cui noi tre sappiamo tutto di tutti quelli che ci abitano. Ogni famiglia qui conosce bene tutte le altre, e le giudica spesso ferocemente. Gli anticlericali mi fanno ridere: se anche sparissero tutti i prelati, tutti si comporterebbero come se ne avessero ereditato i ruoli. Ognuno qui è lo scomunicatore del prossimo, non il suo riconciliatore".

"E noi Aspergirls abbiamo imparato sulla nostra pelle che l'anticonformismo lo paghiamo caro", disse Rebecca, "Quanti sono i maschi Aspie che hanno la loro nemesi nelle loro madri Aspie, perché i maschietti vogliono esplorare nuove possibilità, e le femmine hanno paura di essere loro stesse a pagare le conseguenze dell'anticonformismo dei figli?"

"Quindi mi dite che questo può essere un gran ricatto per Antonia", disse Debora, e quando Giovanna vide la foto confermò: "Per foto meno spinte di questa molte ragazzine si toglierebbero la vita".

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