domenica 20 agosto 2017

Juno.00001.005 - Transizione - 005


La biblioteca di "Ebraismo Umanista Sardo" continuava ad arricchirsi, ed un giorno giunse una studentessa di nome Anna per studiarvi e scrivere una tesina su quest'associazione.

Fu accolta molto volentieri, ma Giaele un giorno prese da parte Juno e le chiese:

"Ti sei accorta che Anna è transgender?"

"Certo. Ha il doppio libretto rilasciato dalla sua università. Ci siamo messe d'accordo di non dirlo in giro".

"È giovane, passa molto bene, e la sua ambizione è una vita 'stealth' [in cui nessuno si accorga che è trans]. Me ne sono accorta perché prima della transizione era una mia paziente".

"Abitava qui?"

"Sì. L'università le ha permesso di lasciare quello che fino a qualche anno fa era un ambiente fortemente transfobico, e di adeguare il suo corpo alla sua anima".

Anna era una brava studiosa, e sviluppò perfino un sistema di catalogazione per soggetti adatto ad una biblioteca ebraico-LGBTQIA+ che fu presentato in pubblico al Centro Ebraico Italiano Il Pitigliani di Roma, e le guadagnò dei CFU supplementari.

"Che pensi di fare dopo la laurea?", chiese Juno, ed Anna rispose: "Il TFA [Tirocinio Formativo Attivo] per insegnare alle superiori. Troppo faticoso tentare la carriera accademica, ed inoltre i miei genitori vorrebbero un impiego vicino a casa".

"Eh, sì, qui abbiamo un liceo, e ne abbiamo anche nelle città vicine. I migliori auguri".

Nel frattempo, il tribunale di Macomer (sezione staccata di quello di Oristano) aveva sentenziato la transizione di Leonida in Juno, e Juno e Rebecca avevano deciso di contrarre l'unione civile.

Ma prima di fare le pubblicazioni Juno volle chiedere a Rebecca: "Le unioni civili di questo paese del menga (scusa il lombardismo) non esigono la fedeltà. Vuoi approfittarne?"

"La fedeltà non è solo sessuale - è il poter contare l'uno sull'altro. Corrisponde in questo caso al latino 'fides', al greco 'pistis', e pure all'ebraico 'emunah', grossolanamente tradotto spesso come 'fede religiosa'. Questo tipo di fedeltà te lo prometto".

"E quello sessuale no, vero?"

"Beh, a me piacciono solo le donne. Se mi trovassi incinta, mi farei fare il test del DNA, ma è garantito che saresti tu il padre biologico".

"Però è curioso", osservò Juno, "Non passiamo molto tempo separati, non sembra che tu frequenti uomini che non siano tuoi clienti, e non hai amiche donne. Ti dichiari poliamorosa, ma non capisco con chi hai potuto continuare a praticare questo poliamore mentre frequentavi me".

Rebecca capì che doveva dirglielo, e glielo disse in un oreccchio.

"Davvero?", chiese stupita Juno, e Rebecca confermò: "Non c'è altra possibilità. Se non vuoi unirti a me, ti capirò".

"Non provo scandalo. Ti amo e ti impalmerò".

Per tradizione ebraica gli sposi offrono un banchetto anche ai poveri, e per questo contattarono la Caritas diocesana - questa declinò l'invito (farsi coinvolgere in un'unione civile con una persona trans era pretendere troppo), ma consigliò di rivolgersi invece al locale Comitato della Croce Rossa, ideologicamente più friendly, e non meno impegnata ad assistere i migranti ed i poveri.

Il "festschrift" [opuscolo commemorativo] sul significato del matrimonio che molte coppie ebree commissionano in occasione delle loro nozze fu redatto da Anna - purtroppo, dovette essere stampato e rilegato in copisteria, perché l'editore ebraico italiano più gettonato per queste cose, Belforte di Livorno, aveva una politica editoriale omo-bi-transfobica, ed Anna aveva spiegato tutte le trasformazioni dell'istituto del matrimonio ebraico dalla Bibbia alle moderne sinagoghe LGBTQIA+ americane.

[Fine]

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