venerdì 8 settembre 2017

Juno.00003.004 - www.kosher-naturist-restaurant.com - 004


Era arrivato ormai il momento di adeguare il negozio al nuovo uso di ristorante - Rebecca modificò il progetto per includere i germogliatori ed un lavabo in più per tenere in ammollo i semi, fece eseguire i lavori elettrici, idraulici e di muratura, mentre Juno acquistava tutte le attrezzature, ed il tutto sarebbe stato collaudato con un "Seder Pesach = Cena pasquale ebraica" indetto per l'anno successivo.

Sarebbe stato un evento "clothing optional = chi vuole si spoglia"; ma per aprire il ristorante (il sito http://www.kosher-naturist-restaurant.com/ da tempo mostrava la pagina "In costruzione - Under construction - Atar bivniyyah") era necessario dargli un proprietario.

"Persona fisica?", chiese Rebecca, e Juno rispose: "Non amo le imprese lucrative. Facciamo un'associazione no-profit affiliata ad un'associazione naturista ed all'ARCI, ma dotata di partita IVA e capace quindi di gestire un ristorante".

"Che nome le diamo?"

"Hmmm ... mi aveva molto colpita un'immagine su Facebook che recitava: 'Ogni mattina per colazione / cunnilingus e rivoluzione!'"

Rebecca rise, ma osservò: "Divertente, ma un nome del genere diventa alla lunga imbarazzante. Scegliamo qualcosa di meno esplicito. Oltretutto, si tratta di un locale naturista, non di una darkroom".

"Hmm ... 'Achotì kallàh = sorella mia, sposa', espressione che ricorre spesso nel Cantico dei Cantici?"

"Già meglio ... ma se un rabbino mangia la foglia e capisce che descrive il rapporto tra me e le mie sorelle?"

"Gli ricordo che il verbo 'lo tegalèh ['erwat ... ] = non scoprirai [la nudità di ...]' è un imperfetto (presente o futuro) di seconda persona singolare MASCHILE - l'ebraico infatti ha desinenze separate per il maschile ed il femminile in buona parte dei paradigmi dei verbi. E l'elenco tutte le persone di cui è vietato 'scoprire la nudità' che si trova in Levitico 18 ha senso solo se il divieto è rivolto ad un uomo".

"Quindi noi siamo innocenti", sorrise Rebecca, e Juno rispose: "Per i rabbini, rischiereste 39 frustate per aver fatto una cosa indecente. Un maschietto che facesse le medesime cose verrebbe invece lapidato, secondo precise norme bibliche".

"Solo in questo siamo fortunate noi donne".

"Lo Zohar congettura che a Giacobbe fu concesso sposare due sorelle, Lia e Rachele, perché lui era l'unico che potesse unirle in una cosa a tre, che aveva un particolare significato teurgico che altre cose a tre (e soprattutto di un uomo con due sorelle) non avevano. Perciò queste ultime sono vietate, ma per un certo tempo Giacobbe potè avvalersene".

"Ci si diverte molto di più ad esaminare la Bibbia e le tradizioni ebraiche che il Nuovo Testamento e le vite dei santi", disse Rebecca e Juno commentò: "Gli ebrei sono abituati a guardare in faccia i protagonisti di queste storie ed a cercare di capirli, senza semplicemente venerarli".

"Però non voglio attrarre l'attenzione su di noi con la locuzione 'Achotì kallàh'", disse Rebecca, "dobbiamo scegliere un altro nome".

Debora, che ascoltava, intervenne: "Non conosco l'ebraico, sto leggendo il Cantico in traduzione. Nel capitolo 4, versetto 13, leggo: 'I tuoi germogli sono un giardino di melagrani e d'alberi di frutti deliziosi ...'. Visto che abbiamo tanto tribolato per i germogli, perché non chiamare l'associazione ARCI e naturista 'Giardino di melagrani'?"

Rebecca annuì, Juno commentò: "'Giardino di melagrani' in ebraico si dice 'Pardes Rimmonim', che è anche il titolo di una famosa opera cabalistica. Va bene, tantopiù che Rashi, il principe dei commentatori ebrei, interpreta simbolicamente la parola 'shelachaikh = i tuoi germogli' - per lui si tratta di terreni aridi che possono diventare rigogliosi giardini solo con un lavoro costante".

"Perfetto!", commentò Giaele, e Juno soggiunse: "Rashi ne fa un'allegoria morale: Israele non è un popolo fortunato, e per trovar grazia agli occhi di Dio deve darsi sempre molto da fare".

"Amen. Vale anche per noi sardi in generale e per la nostra famiglia in particolare", concluse Rebecca, che propose allora di chiamare il circolo 'Pardes Rimmonim', e tutte approvarono.

In pochi giorni fu messo a punto lo statuto, fu approvato da Lucia dell'ARCI di Nuoro, presentato all'Agenzia delle Entrate, e potè quindi cominciare la complicata trafila per aprire il ristorante, che ebbe infine per nome "Pardes Rimmonim", e sito web quello indicato sopra.

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