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Juno non si era mai occupata di cucina prima (aveva giurato a sette anni di non cucinare mai, e di rado aveva mancato al giuramento), e per non commettere errori comprò alcuni libri (od e-book) sulla kashrut e molti sulla cucina vegana crudista - non voleva acquistare attrezzature inutili od inadatte.
Due problemi le saltarono agli occhi. Il primo era che, anche se i 100 mila dietologi americani dell'Academy of Nutrition and Dietetics sostenevano che le diete vegane andavano bene per le persone di ogni età e condizione di vita (donne gravide, balie, ed atleti compresi), occorreva comunque badare ad evitare carenze di calcio, ferro, iodio, zinco, vitamine A, D, E, K2 e B12, ed era perciò necessario ricorrere a degli integratori; inoltre, i cibi forniti andavano attentamente calibrati, altrimenti i bimbi rischiavano inoltre di avere poche calorie e troppi grassi.
Giaele, interpellata, indagò e disse: "Sono d'accordo con i colleghi americani; ma è anche vero che io sono una neurochirurga e non una dietologa, e temo di non riuscire a rilevare eventuali errori dietetici prima che abbiano fatto danno. Direi che la dieta vegana crudista la facciamo solo noi adulte, per non mettere a rischio le bimbe".
"D'accordo", disse Juno, "se necessario vieterò al locale l'ingresso ai minorenni, anche se in un campo nudista potrebbero entrare persone di ogni età".
Il secondo problema era questo: i cereali e le leguminose (secondo la classificazione botanica, non quella rabbinica!) sono i cibi vegetali più consumati, ma i loro semi non si possono consumare crudi. Occorrerebbe farli germogliare, e la germogliazione è una pratica faticosa.
"Dipende", intervenne Rebecca, "poiché i germogli di soia sono molto usati nella cucina cinese, e quelli di riso in quella giapponese, hanno inventato dei germogliatori di varie dimensioni - domestici e grandi come frullatori o da ristorante e grandi come frigoriferi. Cominciamo con il comprarne uno domestico, e vediamo se riusciamo ad ottenere germogli gustosi. Se superano la prova, penseremo ai germogliatori da ristorante".
"C'è però un problema", disse Juno, "prima di inserire i germogli nel germogliatore occorre metterli per otto ore in ammollo. E nel germogliatore ci devono stare quattro o cinque giorni. Come fanno i clienti ad essere sicuri che noi serviamo solo i germogli fatti da noi?"
"Beh, se fossero adulterati, il loro sapore cambierebbe!", osservò Giaele, "quindi i clienti non hanno da fidarsi dei loro occhi, ma della loro lingua". Debora aggiunse: "Beh, si potrebbero puntare delle telecamere sui germogliatori per garantire che con loro non si faccia niente di perverso, e trasmettere i filmati su YouTube. Io faccio la gioielliera, sono abituata ad essere ripresa dalle telecamere come e peggio che al Grande Fratello!"
"Non su YouTube", la corresse Juno, "su YouPorn: in cucina calzerò ovviamente le scarpe antiinfortunistiche, ma rischio di scottature non c'è, e pertanto indosserò solo cappello e grembiule - e se non si vede il mio davanzale mi offendo!"
Tutte risero, ma convennero che le telecamere puntate sui germogliatori erano un'esagerazione.
A chi passa ad una dieta vegana si consiglia di sostituire gradualmente i piatti di origine animale, e si cominciò con i latticini, sostituiti in poco tempo con prodotti vegani. Uno di questi era il formaggio vegano, e Juno scoprì che per farlo era possibile ricorrere a grano ed orzo già maltati (cioè germogliati), che di solito sono comprati da birrai e fornai, risparmiandosi almeno in quel caso la germogliazione casalinga.
Purtroppo, si dovette constatare che il sapore dei cereali germogliati in casa era migliore, per cui da un germogliatore domestico solo si passò a cinque (uno per ogni giorno di durata del processo), in modo da avere germogli freschi ogni giorno, e Rebecca stava già pensando a dove mettere i cinque germogliatori da ristorante.
Dopo i latticini si passò alla pasta, sostituita appunto dai cereali germogliati e mangiati freddi.
"Non si potrebbe scaldarli un po'?", chiese Debora, che aggiunse: "Ho letto che se il cibo viene scaldato a temperatura inferiore ai 47° Celsius, viene ancora considerato crudo".
"Dai crudisti sicuramente", rispose Juno, "dai rabbini non so".
"È in ogni caso controproducente", ribattè Giaele, "per ammazzare i batteri più comuni, il cibo va scaldato almeno a 72° Celsius. Quella scottatura lì non fa altro che stimolarne la riproduzione e la produzione di tossine. Infatti si consiglia sempre ai ristoranti di abbassare la temperatura del cibo cotto, se non viene servito immediatamente, fino a 10° Celsius per prevenir questo".
"Va bene, mi scaldo ogni boccone con il phon asciugacapelli prima di portarlo alla bocca!", rispose piccata Debora, ma non lo fece.
Giaele controllava sempre la salute propria, delle sorelle e di Juno, e vide che non c'era nessuno scompenso - anzi, sembrava che in tutte quante la libido fosse sensibilmente aumentata.
Oltretutto, si rese conto Juno, sua moglie e le cognate avevano deciso, dopo lo svezzamento delle figlie, di non cessare la montata lattea, ma di stabilire tra loro un'"Adult BreastFeeding Relationship". Juno chiese delicatamente a sua moglie Rebecca se poteva riservarle un po' di latte, ed ella acconsentì.
Tutto questo Juno lo scoprì perché Giaele non prescriveva solo pesate giornaliere, esami del sangue e delle urine settimanali, densitometrie ossee mensili - chiedeva ogni giorno a se stessa ed alle sorelle un cucchiaino di latte da analizzare. Questi esami rivelarono alcuni piccoli errori dietetici, che però furono rapidamente corretti e non ebbero conseguenze.
L'ultimo passo fu eliminare la carne dalla dieta - Dina ormai beveva poco latte (per la delizia di Juno, Debora e Giaele), e quindi la mamma Rebecca pensava che lo si potesse fare ormai senza pericolo alcuno.
La dieta completamente vegana e crudista risultò ben bilanciata, e Giaele poté osservare che al termine della transizione alla dieta vegana e crudista, tutti i valori di tutte risultavano migliori che all'inizio.
Si festeggiò con una scorpacciata di dolci e gelati vegani, che anche le bimbe apprezzarono, preludio ad una notte di cui non vi riferisco i particolari.
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