Juno.00003.005 - www.kosher-naturist-restaurant.com - 005
Il ristorante era pronto per la metà circa di dicembre, e la prova generale fu il pranzo di Natale a cui furono invitati tutti i parenti di Juno, Rebecca, Debora e Giaele (e delle loro figlie Rachele, Lia, Dina).
Non è facile organizzare un pranzo natalizio crudista, ma le ricette si trovano sul web, ed il momento peggiore non fu portare in tavola un piatto malriuscito, ma quando Rachele chiese alle mamme Debora e Juno: "Mamme, perché ora siamo tutti vestiti anziché nudi come al solito?"
La domanda era stata prevista, e Juno rispose: "La maggior parte delle persone vuol farsi vedere nuda solo dalle persone più care, e si stente a disagio quando la vedono nuda altre persone. Per questo abbiamo permesso loro di vestirsi, e ci siamo vestite anche noi".
Nessuno dei presenti cristiani era particolarmente religioso, e questo rese più facile festeggiare insieme; anche le persone che avevano criticato in passato la scelta di Rebecca di unirsi civilmente a Juno, e di Debora e Giaele di avere delle figlie con la fecondazione eterologa, si riappacificarono con loro.
Dopo quella festa, Juno volle discutere la data dell'inaugurazione ufficiale del locale.
Debora disse: "L'avessimo inaugurato ieri, sarebbe stato un successone. Potremmo provarci a Pasqua".
"Perché non il Martedì Grasso?", chiese Juno, e Rebecca rise e rispose: "Lo sai anche tu che quel giorno in questa città la mattina si piange la morte del Carnevale e la sera si va in cerca di lui con le candele. Non hai scritto una pagina web in cui confrontavi questo strano rito con la 'bdiqat chametz = la ricerca del grano vecchio' con cui inizia la Pasqua ebraica?"
"Sarebbe molto bello fare una festa del genere nel nostro locale!", disse Juno, e Rebecca disse, mentre le sorelle Debora e Giaele ridevano per non piangere: "Lo sai che la sera illuminano con le lanterne il pube dei malcapitati che vanno a passeggio e dicono che vi hanno trovato il Giolzi, la personificazione del Carnevale! Per uno che è vestito è uno scherzo pesante, per uno che è nudo è una molestia, e molestie nel nostro locale non ce ne devono essere!"
"Non sapete stare allo scherzo!", disse Juno, e Rebecca spiegò alle sorelle: "Scusatela - le piace proporre delle cose ridicole a dirsi ed assurde a farsi perché conta su di noi per impedirle di realizzarle".
"Scusata", disse Debora, che aggiunse: "All'Università ho studiato queste cose, e penso che sia il caso di festeggiare non il Carnevale, ma la Pasqua. Lo possiamo fare un 'Seder Pesach = cena pasquale ebraica' in questo ristorante?"
Juno divenne seria e disse: "Le 'matzot = gallette di pane azzimo' non sono crude. Se non sono state infornate entro 18 minuti dal termine dell'impastatura, ragionano i rabbini, esse hanno avuto il tempo di lievitare. Ed un 'Seder Pesach' senza 'matzot' è inconcepibile. Si può organizzare un seder vegano, ma uno crudista proprio no. Quel giorno festeggeremo la Pasqua in altro modo".
"Hmm ...", disse Debora, "E se festeggiassimo, se non la Pasqua, la nascita di colui che l'ha inventata - Mosé?"
"E come?"
"Una cena, un breve discorso ..."
"Mi divertirei molto, ma facendo la figura della guastafeste", rispose Juno, "perché non potrei fare a meno di ricordare come già dall'inizio del Seicento si fosse notata la somiglianza tra la vita di Mosé ed il mito di Dioniso. Non è bello festeggiare una persona di cui si pensa che non sia mai realmente esistita e le cui gesta sono chiaramente mitologiche".
"Peccato, sembrava una bella idea", disse Debora, ma venne in soccorso Rebecca: "Una volta siamo andate in Israele, in gennaio, ed una tua vecchia amica ci ha invitato ad un pranzo rituale, perlopiù vegano ..."
"Sorbole! È vero!", rispose Juno, "era il giorno di 'Tu Bi-Shvat = 15 del mese ebraico di Shevat', nel quale si celebrano i frutti che crescono nella Terra d'Israele, e lo si fa con 'Seder', un pasto elaborato e simbolico in cui si riafferma il legame dell'uomo con la terra e con i suoi frutti!"
"Ed immagino che non siano vietati i cereali quel giorno, e non ci sia obbligo di mangiare cibi cotti", osservò Giaele, e Juno rispose: "No, anzi! I cereali fanno parte dei frutti della terra da onorare!"
"Possiamo fare allora un 'Seder di Tu Bi-Shvat'", disse Debora, e Juno disse: "La tradizione israeliana è quella di piantare degli alberi quel giorno, noto anche come 'Capodanno degli alberi'. Sarebbe bello portare questa tradizione in Sardegna - a cominciare dal nostro giardino".
"Ed infatti la maggior parte degli alberi va piantata alla fine dell'inverno od all'inizio della primavera", disse Giaele, aggiungendo: "La fine di gennaio non sembra il momento perfetto qui in Sardegna (la fine di febbraio sarebbe meglio), ma è già buona".
0 Commenti:
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page