lunedì 11 settembre 2017

Juno.00003.006 - www.kosher-naturist-restaurant.com - 006


Decisa la data, fu inviato un comunicato stampa ai giornali, che spiegava che il giorno di "Tu Bi-Shvat" (nel 2018 cadrà il 31 gennaio) si sarebbero svolte due cerimonie. La sera della vigilia, ci sarebbe stato il "Seder - pasto rituale", in cui si sarebbero consumati 12 frutti provenienti dalla Sardegna:
  • Olive;
  • Datteri;
  • Uva;
  • Fichi;
  • Melagrane;
  • Grano (germogliato, non panificato, perché il ristorante è crudista);
  • Arance, mandorle e noci (in quanto frutti col guscio oppure con una buccia immangiabile);
  • Pesche (in quanto futti con un nocciolo da scartare);
  • More (in quanto frutti completamente commestibili);
  • Pompìa (un ibrido sardo tra cedro e limone).
La coltivazione delle palme da datteri in Sardegna è ancora amatoriale, e quella degli aranci in Sardegna è cominciata da poco, ma sarebbe stato spiacevole importare questi prodotti da oltremare.

Infatti il rito prevedeva questi frutti in quanto autoctoni della Terra d'Israele, e celebrarlo con frutta d'importazione sarebbe stato far torto all'Isola, il cui clima è solo un po' più freddo di quello israeliano.

Giaele, divenuta ormai nutrizionista, si lamentò perché il menu prevedeva frutta fuori stagione (pesche e more), e Juno dovette promettere di far meglio l'anno successivo.

Il mattino dopo invece si sarebbe piantato un albero in giardino (per quell'anno fu scelto il fico), alla presenza del sindaco Paolo e della luogotenente dei carabinieri Giovanna. Se il seder era previsto naturista, la cerimonia in giardino sarebbe stata aperta ai tessili.

Nel seder era previsto bere vino oppure (per gli astemi) mosto non fermentato; il rito prescelto prevedeva di bere quattro bicchieri, ognuno con un tipo diverso di vino o mosto, dal bianco pallido al rosso cupo, per rappresentare i quattro mondi della Qabbalah ('Asiyah = Azione, Yetzirah = Formazione, Beriyah = Creazione, 'Atzilut = Elevazione).

Anche le ultime quattro categorie di frutti rappresentano i quattro mondi della Qabbalah; il mondo più elevato, "'Atzilut = Elevazione" dovrebbe essere rappresentato da un cedro del Libano (Citrus medica), ma in Sardegna ne esiste una varietà chiamata pompìa (Citrus monstruosa).

Purtroppo ambo le varietà di cedro sono troppo amare per essere mangiate senza trattamento; di solito la polpa viene messa a bollire, ma Giaele dovette inventarsi un trattamento a freddo, adatto ad un ristorante crudista - immergendo l'albedo (la parte bianca della buccia), l'unica parte commestibile, in acqua fredda e succo di limone per alcune ore e poi sciacquandola.

Ogni coperto finì con il costare di più del suo prezzo, ma il ristorante fu pieno di gente che apprezzò molto l'atmosfera - piacque particolarmente l'idea di danzare intorno alla tavola imbandita, imitando il rabbino Yaakov Koppel, il quale danzava addirittura per un'ora intera intorno alla tavola di Sabato, perché prima di gustare il cibo ne assimilava l'essenza spirituale, che lo riempiva di tanta gioia da farlo ballare!

Un seder ha due parti - i cibi rituali (di tipo ed ordine prescritto) e quelli nutrienti (a piacere), e gli ospiti apprezzarono anche quelli, anche se il sapore era un po' diverso dal solito perché erano stati arricchiti con integratori di ferro, calcio, iodio, vitamine, eccetera, per rendere nutrizionalmente valida una dieta puramente vegana.

Diverse persone lasciarono una mancia che rimise in equilibrio i conti del ristorante, e tra i presenti c'era anche Giovanna, la luogotenente dei carabinieri. La famiglia la conosceva già da quando uno dei gioielli prodotti da Debora era stato usato per un'operazione spionistica, e Giovanna, quando non era imprigionata dalla divisa, era una donna carina e simpatica, tant'è vero che Juno, Rebecca e Giaele si chiesero se non stesse facendo il filo con Debora.

Loro due non avevano bisogno di scambiarsi i numeri di telefono privati, ed il mattino dopo, mentre Juno ed il sindaco piantavano il fico (gran parte del lavoro la faceva il sindaco, a dire il vero, perché Juno non vedeva sotto il suo davanzale), Debora e Giovanna si scambiarono delle occhiate poco protocollari, che passarono inosservate solo perché il pubblico era distratto dalla goffaggine di Juno.

Le notarono invece Rebecca e Giaele, che dopo la cerimonia presero a braccetto Debora e le dissero: "Che fai, sorellina, ti accasi ora?"

Debora arrossì come una melograna e rispose: "Giovanna è carina, ma è presto per impegnarsi con lei".

Rebecca disse a Giaele: "E tu, sorellina, non dai una mamma a tua figlia?"

"Dovrei fare un bel coming-out all'ospedale, anche se ormai il mio è un segreto di Pulcinella, ed hanno notato in molti che Lia assomiglia a Juno. Poi, deluderei un po' di colleghi maschi. Infatti, ogni volta che c'è da far tacere le chiacchere, flirto con uno di loro, e poi lo pianto".

"Quanti cuori hai spezzato così?", chiese Juno, vittima anche lei da giovane di camioniste velate, e Giaele rispose: "Una dozzina - ma tranquilla, dopo si sono tutti felicemente sposati. Il danno non è stato permanente!"

"Non c'è nessuna bella lesbica in ospedale?", chiese Rebecca, e Giaele rispose: "Il lesbodar trilla quando entrano in reparto le ragazze delle cooperative di pulizia, ed il segnale Bi-Fi è forte quando entrano alcune OSS, ma nessuna di loro fa per me".

Debora chiese: "Giaele, mi spieghi come mai ultimamente ti sei presa diversi libri non sulla vela, ma sulla marina militare italiana?"

"Una delle tante passioni che noi Aspie coltiviamo", provò a rispondere imbarazzata Giaele, ma Debora la incalzò: "Non ce la conti giusta. Non sai che mi ha detto Giovanna ieri sera dopo il seder!"

"'Buonanotte, amore'?!?", rispose ridendo Giaele, e Debora ribattè: "Ne parliamo al chiuso. È una cosa seria!"

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