giovedì 14 settembre 2017

Juno.00004.002 - Mariscuola Maddalena - 002


Invece Debora sentiva un problema più pressante. Convocò un "consiglio di famiglia" con le sorelle Rebecca e Giaele, e la cognata Juno, ed esordì così: "Come si chiama in ebraico la proprietà avita che giunge all'erede come il fiume alla foce?"

"'Fiume' in ebraico si dice 'nachal'", rispose Juno, "e 'nachalah' è la parola a cui alludi. Quando in 1 Re 21 il re Acab chiede a Nabot la sua vigna, questi rifiuta dichiarandola 'nachalat avotay = il retaggio dei miei padri', a cui lui è particolarmente affezionato. Ed una signora valdese che conoscevo in Continente mi disse che un commentatore spiegava lo strano viaggio di Giuseppe e Maria da Nazaret a Betlemme (ora basta un'ora di autostrada, ma allora ci volevano diversi giorni a dorso d'asino) descritto dal Vangelo secondo Luca dicendo che forse Giuseppe voleva far censire la sua famiglia presso la sua 'nachalah'".

"Esatto, Juno", disse Debora, che però obbiettò: "E come mai a Betlemme la Sacra Famiglia non aveva posto per dormire, allora? Si spiega solo se si pensa che la 'nachalah' di Giuseppe fosse lontana da lì. Magari ad Hebron, città di Davide, avo di Giuseppe, ed alla quale si arriva proseguendo verso sud?".

"Ottima osservazione, ma non mi hai fatto la domanda per parlare di esegesi biblica", ribattè Juno, e Debora venne al punto: "La nostra 'nachalah' qual è? E dov'è?"

Rebecca rispose: "In questa città. È l'oreficeria di famiglia, e tutto ciò che abbiamo costruito a partire da essa"; Giaele assentì con la testa, ma Juno corresse: "Non ho più 'nachalah' nel mio paese in Barbagia, e da ebrea sono abituata ad applicare a me stessa il detto talmudico: 'Dal giorno della distruzione del Tempio, nulla ha Dio Benedetto al mondo se non i soli quattro cubiti dell'halakhah' (bBerakhot 8a). Sono una persona molto mobile, ed ho adottato la vostra 'nachalah' come fosse la mia. Rut disse a Noemi: 'Non mi pregare di abbandonarti e di cessare dallo starti dietro, perché dove camminerai camminerò, e dove alloggerai alloggerò, ed il tuo popolo sarà il mio ...' (Rut 1:16). Ho detto le stesse cose a Rebecca il giorno della nostra unione civile. Non avevo bisogno di finire il versetto perché ebrei e cristiani adorano il medesimo Dio".

"Cosa vuoi che facciamo?", chiese Rebecca, e Debora chiese: "Voi pensate di trasferirvi definitivamente alla Maddalena e lasciare la nostra città?"

"Per le nostre figlie, questo ed altro", rispose Rebecca, e Giaele aggiunse: "Ho già ottenuto il trasferimento all'ospedale di Olbia. Ed a quanto pare, dovrò collaborare con il presidio sanitario di Mariscuola Maddalena. Quell'isola è la mia nuova casa".

Juno disse: "Io rimango legata alla nostra città, ma le nostre figlie valgono questo trasferimento".

Debora disse: "La figlia più vecchia è la mia, Rachele, che ormai ha cinque anni ed il prossimo anno inizia le elementari. Io farei così: voi andate alla Maddalena, non comprate case, ma al massimo affittatele, e fiutate l'ambiente. Se davvero è bello come sembra ora, venderemo tutte le attività e conserveremo solo la nostra casetta per passarvi le vacanze e per ricordare a figli e nipoti da dove siamo venuti. Se non è bello, potete tornare qui".

"Avevo pensato ad una cosa simile", osservò Rebecca, "presumendo però che non ci fosse un 'periodo di prova', e che tu saresti rimasta a Bosa per il tempo necessario a liquidare gli affari di famiglia. Il mio piano viene solo posposto di un anno".

"Allora siamo quasi d'accordo", rispose Debora, che però aggiunse: "C'è un altro problema di cui dobbiamo parlare solo noi sorelle", e si rivolse quasi minacciosa a Juno, ma Rebecca la interruppe: "Juno sa tutto, anche se non si è mai scandalizzata né opposta. Possiamo parlarne davanti a lei".

Debora e Giaele la guardarono stupite, ma Juno rispose: "Se delle adulte consenzienti vogliono divertirsi insieme, io non glielo vieto".

"Quand'è così", disse Debora, e proseguì: "Siamo distanti, e siamo fidanzate. Continuare ad incontrarci come facciamo adesso sarà impossibile. Che facciamo?"

"Chiedete alle vostre fidanzate la qualità e la quantità che finora avete chiesto l'una alle altre. Mi pare semplice", rispose Juno, con le sorelle che abbozzarono un mezzo sorriso come per dire: "Non sai quanto esigiamo!"

"Non abbiamo molta scelta", disse Giaele, "in questo inqualificabile paese si rischia di finire in prigione per una cosa del genere".

"Tu cosa dici, Debora?", chiese Rebecca, e Debora rispose: "Giovanna mi ha detto che qualcuno aveva provato a fare la spia, ma lei ha risposto che doveva 1. coglierci sul fatto od avere una prova inequivocabile; 2. dimostrare che questo aveva provocato pubblico scandalo".

"Ed infatti Giovanna un giorno mi ha preso da parte e consigliato su come proteggere casa nostra dallo spionaggio", osservò Rebecca, "non ero sicura che stesse pensando proprio a questo, ma le ho dato ascolto, eccome!"

"Quindi, in un certo senso, a Giovanna manca solo il tuo 'coming-out'", osservò Juno, "Ci vuole un grande amore per resistere ad una scoperta del genere".

"Lo so che mi ami", disse Rebecca, "e rido pensando che a te nei primi tempi avevo detto solo che ero poly ..."

"Secondo me, tu e le tue sorelle vi siete così strettamente legate insieme che, quando siete maturate sessualmente ed avete scoperto il potere del desiderio", disse Juno, " è stato naturale per voi esplorare i vostri corpi insieme anziché separatamente. Dovete aver ingerito più orgasmi che spaghetti nell'adolescenza".

"Non abbiamo avuto un'adolescenza facile, amore", rispose Rebecca, "Dio solo sa che sarebbe stato di noi se non ci fossimo potute consolare a vicenda. È come se avessimo creato la nostra banda giovanile, con un rito di affiliazione piacevole anziché doloroso".

"Alcune ferite le noto ancora. Anche per questo non vi giudico", rispose Juno.

"Io invece non ho una complice in Dalia", osservò Giaele, "Giovanna sembra una neurotipica, ma una di quelle che prima di entrare nell'Arma hanno visto tante di quelle cose che non si stupiscono più di nulla, ed è disposta ad interpretare le norme con un po' di elasticità - per cui se una donna indossa gioielli erotici d'oro, per lei non è un problema, ed il problema glielo crea semmai chi cerca di ricattarla e coinvolgerla in affari poco puliti. Invece Dalia è convinta che ci siano degli standard di proprietà che riguardano anche la sfera sessuale. L'omosessualità va bene, la transessualità anche, il naturismo ci mancherebbe, ma solo se ci si comporta in modo analogo alle coppie etero".

"Tu, Rebecca, che ne pensi?", chiese Juno, e lei rispose: "Una volta ero perfettina e dignitosa come Dalia, poi ho incontrato te ed 'Eros lysimeles glykypikron orpeton = Eros che scioglie le membra, che dolceamaro striscia', l'amore come lo cantava Saffo, mi ha colto, e da allora sono come la sposa del Cantico, che doveva custodire le vigne delle figlie di sua madre, ma la sua non ha custodito!"

"'Mi ha condotto alla cella del vino ed il suo vessillo su di me è amore!', dice più avanti il Cantico", rispose Juno, e Debora e Giaele riportarono la conversazione al punto: "Insomma, le nostre vigne da beni comuni diventano giardini chiusi. Ci entreranno d'ora in avanti solo le nostre spose".

"Non si può fare una festa di chiusura? Anche i locali che falliscono la fanno, e mi pare che le vostre vigne abbiano prodotto invece del vino squisito!", disse Juno, e Rebecca le intimò sorridendo: "Esci!"

Le sorelle si scambiarono un sorriso d'intesa, Juno si finse indignata, e quando si avviò alla porta affettò una lamentela: "Questo lipofilling non mi ha ingrandito solo il davanzale, ma anche la bocca! Quando mai imparerò a stare zitta!"

Più che una festa, fu un baccanale.

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