martedì 19 settembre 2017

Juno.00004.006 - Mariscuola Maddalena - 006


Il mattino dopo Rebecca e Giaele tornarono felici e pure riposate, Juno le aiutò a scaricare il furgone, Giaele poi andò a Mariscuola per insegnare il BLSD, e Rebecca riferì a Juno che le sorelle avevano molto apprezzato l'idea dell'appartamento a Sassari.

"Però vorrei comunque levarmi lo sfizio di vedere com'è l'appartamento che vuoi vendere. Non è che sei semplicemente troppo esigente?"

"Guarda, l'aveva comprato per me mia madre quando avevo trovato lavoro a Verona, ed essendo un trilocale, dovrebbe ospitare non più di tre persone - ma non ci vedo tre studentesse dentro. Comunque, io devo andare a vedere in che stato l'ha lasciato l'attuale inquilino, per decidere se restituirgli il deposito di garanzia. Tu e Dina potete venire con me, ma non posso ospitare anche Debora, Rachele, Giaele e Lia - non c'è spazio!"

"Come mai l'attuale inquilino se ne va?"

"Va a vivere con una donna, e l'appartamento non gli serve più".

Fa un po' ridere viaggiare su un furgone frigorifero, ma se contatti dei circoli sardi in Continente e ti offri di portare loro leccornìe dall'isola, riesci a farti pagare il biglietto dell'andata (più il prezzo dei cibi commissionati).

Consegnati i cibi, Juno, Rebecca e Dina si diressero verso l'appartamento. L'inquilino aveva già portato via le sue cose, ma non i mobili, che erano infatti di proprietà di Juno; fu redatto il verbale di riconsegna, e l'appartamento ed i mobili risultavano aver subìto solo il normale logorìo, e non ulteriori danni, per cui Juno restituì il deposito di garanzia all'inquilino, e lo salutò.

Rebecca si rese subito conto che aveva ragione Juno a dire che l'appartamento era scomodo. Era difficile da scaldare, i mobili non erano un granché, e lo spazio era poco - tre ragazze si sarebbero fatte male se avessero vissuto insieme, e non sarebbero riuscite a studiare.

Dal punto di vista artistico, Verona era carina, ma dal punto di vista politico e culturale si dimostrava una città spaccata tra fulgidi esempi di volontariato religioso (non solo cattolico) e laico, ed organizzazioni biecamente reazionarie che demonizzavano non solo la diversità sessuale, ma anche quella etnica e religiosa.

L'università aveva punte di eccellenza, ma anche molte carenze che la penalizzavano nelle classifiche nazionali. Chi voleva studiare in modo eccellente andava a Trento, ma l'appartamento di Juno era lontano dalla stazione, e questo significava perdere ogni giorno quattro ore sui mezzi di trasporto (bus veronesi + treno + bus tridentini).

Come disse Juno: "L'università di Trento è appena appena migliore di quella di Sassari, sempre secondo la classifica del CENSIS. Non val la pena affaticarsi tanto per studiare a Trento quando puoi faticare meno a Sassari".

"Ho cercato pane migliore di quello di grano", ammise Rebecca, "Puoi vendere tranquillamente l'appartamento".

Visto che erano a Verona, la famiglia ne approfittò per visitare Mantova, il Lago di Garda, Vicenza, Padova, Treviso e Venezia - Dina fu deliziata da quest'ultima città, ma un po' scossa dagli evidenti monumenti all'Olocausto che si trovano nel Ghetto.

Ci sono genitori che si chiedono come fare a spiegare ai figli le sessualità non etero e non cis, ma è un problema ben peggiore spiegare come fu possibile che delle persone intelligenti e sensate potessero ritenere altre persone la radice di ogni male, da estirpare ad ogni costo - per fortuna quel po' di vitalità ebraica che c'era nel Ghetto rianimò Dina facendole capire che anche in situazioni cupe spesso si trova la luce.

Dina fece anche una piccola marachella entrando nella yeshivah [scuola rabbinica] della Chabad che si trova a Venezia mentre tutti erano in piedi a pregare, e provò perfino ad imitarli dimenandosi come loro e pure agitando le manine.

Per fortuna erano tutti padri di famiglia, e le sorrisero finché lei non si avvicinò al capoculto e gli afferrò una delle frange del tallit [scialle rituale].

Il vecchio signore rise, ma capì che il gioco era durato troppo, e quando vide Rebecca e Juno che cercavano di far segno a Dina di uscire, la prese per mano e la riaccompagnò alla porta.

Trasalì un attimo quando si rese conto che Juno era trans, ma rispose a lei e Rebecca quando cercavano di scusarsi: "'Ein davar = Non c'è problema'. Quando un ebreo si sposa, ed il rabbino gli legge le condizioni del contratto di matrimonio, per accettarle lui deve tirargli il tallit come la bimba ha fatto a me - fate conto che sia un 'Amén'. La bimba mi ha tirato il tallit quando ho recitato la benedizione: 'Signore Dio nostro, benedici per noi quest'anno ed ogni tipo dei suoi raccolti, e da' una benedizione alla faccia della terra, e saziaci della tua bontà, e benedici il nostro anno come gli anni migliori. Benedetto Tu Signore, che benedici gli anni'. Mi sa che la vostra bimba ha portato questa benedizione sulla vostra famiglia!"

Juno e Rebecca risero e ringraziarono quel vecchio signore, che non volle stringere la mano a Rebecca, ma la strinse volentieri a Juno - e salutò Dina.

"Come mai ha stretto la mano a te e non a me?", chiese Rebecca, e Juno rispose: "Perché non sono 'passata'. Un ebreo molto osservante non tocca una donna che non sia sua moglie, e nemmeno lei, se teme che abbia il ciclo. Lui ha capito che non lo potevo avere, e mi ha trattato come un uomo".

"Per me sei la donna migliore del mondo, Juno", disse Rebecca mentre loro due uscivano dal Ghetto, e lo baciò in bocca.

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