venerdì 22 settembre 2017

Juno.00004.007 - Mariscuola Maddalena - 007


Tornati a casa da Venezia, dopo aver messo a dormire Dina e fatto l'amore con Juno, Rebecca le chiese: "Amore, possimo modificare il biglietto di ritorno?"

"Pagando una penale sì. Perché?"

"Mi piacerebbe fare una visita a Pavia. A quel punto, converrebbe imbarcarsi a Genova per tornare in Sardegna".

"Si può fare. Vuoi vedere la Certosa?"

"No. O meglio, non solo quella - vorrei vedere San Pietro in Ciel D'Oro".

"Non la conosco".

"Ci sarebbero sepolti Agostino d'Ippona, Severino Boezio, Liutprando re dei longobardi, ma quello che mi interessa di più è il pozzo nella cripta".

"Pozzo nella cripta?"

"Sì. Ed alcune sirene a doppia coda che si vedono nei capitelli - una divinità delle acque, di origine o celtica (Sheila-na-gig) od egizia (Bastet)".

"Tesoro, credevo che solo in Sardegna ci fossero delle chiese con un pozzo dentro!"

"No, ce ne sono diverse in Continente. Il caso sardo è molto particolare, visto che si fatica parecchio a trovare equivalenti coevi dei pozzi nuragici, ma anche fuori dell'isola c'erano forme di culto delle acque tanto radicate che i cristiani dovettero usurparne i santuari".

Juno fece una breve ricerca in Internet, e disse: "C'è una differenza tra il pozzo della chiesa di Pavia e quello delle chiese di San Salvatore a Cabras e di Sant'Anastasia a Sardara. Le tre chiese sono pressappoco contemporanee - la prima fabbrica dell'edificio cristiano è attestata verso il 5°-6° Secolo EV, ma il pozzo pavese è attestato dal 12° Secolo EV, quelli sardi sono datati al Bronzo Finale - 13°-12° Secolo AEV!"

"Detta così, è evidente che in Sardegna hanno fatto prima i pozzi e diciassette secoli dopo le chiese, mentre a Pavia sembra che il pozzo nella cripta sia stato fatto sei secoli dopo la chiesa. Ci credi?"

"Mi parrebbe molto strano. Nessuno mette un pozzo dentro una chiesa, nemmeno per battezzare per immersione. Anzi, i primi cristiani, che costruivano i battisteri presso le chiese, ma non dentro, si comportavano esattamente come gli ebrei, che costruiscono il 'miqweh', il bagno rituale, vicino alla sinagoga, ma in un diverso edificio".

Rebecca baciò Juno e riprese il discorso: "Ecco, mi pare più probabile che anche la chiesa di Pavia sia stata costruita su una fonte d'acqua preesistente ed oggetto di culto. I documenti però l'hanno trascurata fino al 12° Secolo EV".

"Per quanto riguarda San Salvatore, è un edificio cultuale usato da più religioni", osservò Juno, "infatti, dopo i nuragici fu usato dai punici, che vi adoravano il dio Sid, un dio cacciatore (come dice il nome - la radice è la stessa dell'ebraico 'tzad = cacciare') e guaritore; i romani vi adoravano Esculapio; i cristiani pensarono bene di dedicare il pozzo e la chiesa costruita sopra al Salvatore ..."

"Sant'Anastasia ha tre pozzi: uno sacro ben noto anche ai turisti, che era sotto il pavimento della chiesa finché non lo scoprì il Taramelli all'inizio del '900 - ma Taramelli fece mozzare la chiesa ed arretrare la facciata per esplorare per bene quel pozzo", disse Rebecca, "poi c'è un altro pozzo sacro di fronte a quello, non visitabile, ed un 'pozzo d'uso', cioè profano, senza scala, da cui si attingeva l'acqua con un secchio, sempre di età nuragica, coperto fino al 1913 dal pavimento della chiesa".

"Questo pozzo somiglia a quello di San Pietro in Ciel D'Oro", osservò Juno, "ed anche quel 'pozzo d'uso' di Sant'Anastasia ha restituito oggetti cultuali interessanti. Mi sa che, come è capitato altre volte, un pozzo profano è stato poi consacrato, e quegli oggetti erano un'offerta alla dea della fonte".

"Ed anche il pozzo sacro visitabile di Sant'Anastasia contiene acqua ritenuta salutare", ribattè Rebecca, "prima che arrivasse Taramelli, la sorgente che sgorgava da quel pozzo era chiamata 'funtana de is dolus = fonte dei dolori', perché vi ricorrevano gli ammalati".

"Ed a Sardara ci sono le acque termali", ricordò Juno, "credo che Giaele direbbe che dal punto di vista medico le terme sono inefficaci, ma recarvisi è la forma moderna di pellegrinaggio alla dea delle acque".

"Già. Che facciamo, amore", chiese Rebecca, "ci andiamo?"

"Certo. Ricordami domattina di modificare il biglietto e programmare il navigatore. Spero che a Dina non dispiaccia il cambiamento di programma. L'ambiente non familiare del Continente sta facendo emergere anche in lei dei tratti Aspie".

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