Juno.00005.001.Yemoja - 001
[Inizio]
Un pomeriggio Rebecca disse a Juno: "Vuoi venire con me e Giaele stasera a Sassari?"
"A far che? Tu, Giaele e Rebecca ci andate a fare l'amore, ed io sono esclusa da questa terna".
"Questa è una sera particolare, non faremo solo l'amore. Ma ti diremo tutto una volta sul furgone".
La curiosità uccide il gatto, ed Juno fu convinta.
Una volta sul furgone, ed una volta sbarcate a Palau, Rebecca disse a Giaele ed Juno: "Passatemi i vostri cellulari - devo toglier loro le batterie".
Giaele era al volante, ma riuscì a toglierselo dalla tasca ed a consegnarlo a Rebecca - così pure Juno.
Alcuni minuti dopo aver staccato le batterie, Rebecca disse: "Come vi ho già detto, gli smartphone Android trasmettono continuamente a Google sia le loro coordinate GPS, sia tutto quello che percepisce il microfono. Si può disattivare questa caratteristica, ma il modo più rapido e sicuro per riuscirci è togliere la batteria ed aspettare qualche minuto prima di dire le cose segrete".
"Di che si tratta?", chiese Juno, e Rebecca chiese: "Secondo te, dove andiamo a fare l'amore noi tre sorelle?"
"Sinceramente, non ho più controllato il tracciato dei localizzatori GPS nei furgoni. Mi basta sapere che non lo fate in luoghi rischiosi".
"Nella sede di un'importante associazione LGBTQIA+. Ci hanno dato le chiavi, ed ogni mese facciamo loro un bonifico che appare una donazione, ed in realtà è l'affitto".
"Se è l'associazione che penso, la conosco perché ci sono già stata. Mi pare un ambiente sicuro, avete scelto bene. Fra non molto l'agente immobiliare ci trova l'appartamento che sapete, e potrete farlo lì".
"Non siamo le uniche ad usare la notte quell'associazione", disse Giaele, "Vi è provvisoriamente alloggiata una richiedente asilo".
"Per omosessualità?"
"Pressappoco", rispose Rebecca, "È una donna simpatica - no, non pensare che lo abbiamo fatto anche con lei - e ci stavamo chiedendo se non potesse essere la sostituta di cui avevamo bisogno a La Maddalena".
"L'idea è buona", rispose Juno, "Ma ci sono tre problemi: 1) deve essere capace di fare la cameriera; 2) In un campo nudista il personale è nudo come i clienti, salvo eventuali dispositivi di protezione individuale - bisogna dirglielo, e se lei esita è meglio lasciar perdere; 3) Il richiedente asilo deve aspettare 60 giorni dalla richiesta prima di cercare lavoro. La speranza è che la commissione competente - qui in Sardegna è a Cagliari - riesca a definire prima la pratica e stabilire se il richiedente ne ha diritto o no".
"Sei tu che conosci questi dettagli burocratici", rispose Giaele, "Ed abbiamo pensato che tu dovessi intervistare la donna per vedere cosa potevamo fare per lei".
"Va bene. Come si chiama?"
"Yemoja. Viene dalla Nigeria".
"Yemoja è la grande madre degli Orisha", osservò Juno, "un nome assai ben augurante".
Una volta davanti all'associazione, dopo aver salutato Debora che era venuta da Bosa con il suo furgone, Rebecca bussò alla porta dicendo sottovoce: "Yemoja, siamo noi. Non ti spaventare, ora apriamo la porta".
Quando Rebecca, Juno, Giaele e Debora entrarono, videro una donna nera sulla trentina, magra, con un seno florido, le treccine sui capelli, e completamente nuda. Giaele osservò: "Noti disagio in lei?"
"No. Piacere, mi chiamo Juno. Ora ci spogliamo anche noi".
Sui divani c'erano già delle salviette per non "inumidirli" sedendocisi sopra, e quando si furono accomodate Juno chiese ad Yemoja di togliere la batteria al suo telefono, e di raccontare la sua storia.
"Buonasera. Giaele mi aveva detto che forse potevate offrirmi un lavoro, in cui però dovevo essere come mamma mi aveva fatta, e per questo mi sono mostrata a voi così".
"Dovresti solo fare la cameriera in un campo nudista. È un lavoro faticoso, lo dico subito, ma non ti si chiedono prestazioni sessuali. Se un cliente (od una cliente) ci prova con te lo caccio via".
"Lo avevo capito. Grazie. Io sono un medico, anzi, una ginecologa, e mi sono laureata e specializzata all'Università di Sassari. Per questo conosco l'italiano. Sono nigeriana, ed ero venuta la settimana scorsa a Sassari per un convegno, quando sono stata avvertita che mi avevano denunciato per 'atti contro l'ordine della natura' - una cosa che può comportare una condanna a quattordici anni di prigione, e sono fortunata a non essere mussulmana, perché in alcuni stati nigeriani in cui vige la Shari'a rischierei pure la lapidazione - e quel cretino di mio marito ha anche pensato bene di chiedere il divorzio per 'adulterio'".
"Che è successo?", chiese Juno, e Yemoja rispose: "A giudicare dalla denuncia, un'infermiera mi ha visto abbracciare molto affettuosamente la mia migliore amica, che era venuta a trovarmi in ospedale, ed ha frainteso il significato dell'abbraccio".
"E tuo marito? Che ne pensa?", chiese Juno, e Yemoja rispose: "Non lo so. La citazione in giudizio ignora quell'abbraccio. Ma non capisco che cosa possa far pensare a mio marito che io lo abbia tradito".
Rebecca chiede seccamente: "Lo hai fatto?"
"Sì, ma non dovrebbe saperlo".
"Spiegati", disse Debora, ed Yemoja rispose: "La mia religione è monoteistica, in quanto crediamo in un essere supremo, Olodumare, che diffonde un'energia chiamata 'ashe', di cui gli Orisha sono i ricettacoli, e questo li rende intermediari tra il supremo ed il mondo".
"Un concetto quasi cabalistico", osservò Juno, "Però vogliamo sapere che cosa hai fatto".
"Il nostro monoteismo non è né cisnormativo né eteronormativo. Ho avuto rapporti con uomini, donne ed altri generi di persone, e questo non mi ha impedito di diventare, oltre che medico, anche 'Iyalawo', ovvero sacerdotessa e divinatrice secondo il metodo Ifà - ha qualche somiglianza con lo Yijing di origine cinese".
"E tuo marito?", chiese Juno, e Yemoja rispose. "Quando l'ho conosciuto mi ero ripromessa di essergli fedele, ed ho mantenuto la parola finché non sono venuta a questo convegno. Lì ho trovato una gran bella ragazza, e mio marito non poteva soddisfarmi".
"È successo tutto in questi giorni, dunque", osservò Juno, e Yemoja aggiunse: "Non capisco come abbia potuto sapere quello che è successo".
Juno impugnò la batteria del telefonino di Yemoja, l'agitò davanti a lei e le chiese: "Non è che tuo marito ha la password del tuo account Google?"
"Abbiamo un account condiviso".
Rebecca, Juno, Giaele e Debora pronunciarono un "Ooooh" mettendosi le mani sulla fronte, e Rebecca disse: "Come ho appena spiegato alle mie sorelle ed a mia moglie, uno smartphone Android come il tuo trasmette continuamente a Google la sua posizione ed i suoni ambientali, se non hai provveduto a disabilitare questa funzione. Se tuo marito ha la password del tuo account Google, può averla usata per sapere dove sei andata quella sera, ed udire cosa hai fatto".
"Cazzo!", disse Yemoja, "E adesso che faccio?"
Juno disse: "Se tuo marito vuole divorziare, temo che lui abbia le prove per avere questo divorzio. Oltretutto, poiché lo hai tradito con una donna, è probabile che il giudice penale pensi: 'Yemoja è lesbica, lei sicuramente ha toccato la sua amica maliziosamente'".
"Le amiche sono una cosa, le amanti un'altra. E poi sono bisessuale", rispose piccata Yemoja.
Juno disse: "Una persona perseguitata per il suo orientamento sessuale può presentare domanda di protezione internazionale, ovvero 'asilo politico', in Italia. La denuncia mi pare prova evidente, ma la pratica va affidata ad un avvocato immigrazionista".
Rebecca completò la frase: "Quest'associazione ha i suoi legali di fiducia. Hai presentato la domanda?"
"Oggi", disse Yemoja tirando fuori l'incartamento da una cartella. Juno lo esaminò e disse: "Nel nostro ristorante a La Maddalena abbiamo ricavato un bilocale in cui potremmo ospitarti. Prima di 60 giorni non ti posso assumere in regola, per cui tu risulterai semplicemente nostra ospite. Dopo che avrai ottenuto l'asilo politico, vedremo che fare".
"Potrei fare la dottora in Italia?", chiese Yemoja, e Juno rispose: "Devi aspettare la concessione dell'asilo politico. La richiesta di asilo, dopo i 60 giorni di cui parlavo prima, permette solo di avere un lavoro subordinato. Per fare la dottora devi iscriverti all'albo, e l'esserti laureata in Italia certo aiuta - ma solo l'asilo politico permette di iscriverti all'Ordine ed aprire uno studio".
"Pazienterò", disse Yemoja, che vide che Rebecca stava guardando l'orologio, e disse a Juno: "Ma sei davvero contenta che tua moglie abbia rapporti con altre donne? Anzi, con le sue sorelle?"
Juno rispose: "Era la condizione per sposarla. Ma lei non mi sta facendo mancare nulla, per cui non mi lamento. Credo però che mia moglie voglia che ci rechiamo in un'altra stanza, per fare quello che stavi dicendo".
Rebecca disse a Juno: "Il tuo materasso gonfiabile è nel sacco verde. I nostri sono nei sacchi bianco e rosso. Yemoja ha il suo letto".
"Molto scomodo. Quanto è largo il tuo materasso, Juno?"
"King size - matrimoniale largo. Vuoi dividerlo con me?"
"Sì. E voglio anche verificare se davvero non rischio nulla dal punto di vista sessuale con voi".
"Tranquilla. Sei carina, ma mia moglie è una forza della natura capace di saziare tutte le sue amanti. Ora andiamo a sistemarci in un'altra stanza, e lasciamo moglie e cognate al loro lavoro".
Il mattino dopo, tutte si svegliarono tardi - i telefonini, senza batterie, non avevano potuto suonare la sveglia - e si vestirono di corsa per andare ad acquistare le derrate per i ristoranti di Bosa e la Maddalena.
Juno vide che Yemoja stava spingendo le sue valigie verso la porta della sede, e le chiese: "Devi uscire?"
"Rebecca mi aveva detto che, se tu mi volevi come dipendente ..."
"Come ospite, finchè non passano i famosi 60 giorni", la corresse Juno.
"... Venivo a La Maddalena con voi!", completò Yemoja.
"A me andrebbe anche bene", disse Juno, "Ma il furgone ha solo tre posti. Se ti porto a La Maddalena, uno di noi deve restare qui, od andare via con Debora a Bosa".
Giaele disse: "Mi sacrifico io. Vado con Debora. Con la spesa di dopodomani - lunedì torno a La Maddalena, e sicuramente vi prendete nel frattempo cura di mia figlia Lia".
"Certamente. Benvenuta a bordo, Yemoja", disse Juno.
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