martedì 31 ottobre 2017

Juno.00007.004 - Baraq - 004


Quel pomeriggio il tempo era buono, e molte persone vennero al campo nudista di Juno, tra cui molte donne di tutte le età con le loro figlie ed i loro figli; Juno notò che Baraq mostrava una certa attrazione verso di loro, ma non faceva nulla di sbagliato, e pensò che lui avesse superato la prova.

La sera, però, dopo aver servito il cibo alle clienti, ed essersi seduto a tavola con Juno, Rebecca, Dina (anche loro come mamma le aveva fatte), chiese sottovoce a Juno se c'era una discoteca vicino a La Maddalena.

"C'è, è proprio nell'isola, e fra poche ore apre", rispose Juno, e strizzandogli l'occhio aggiunse: "Beato te che sei giovane e dopo aver lavorato tanto hai voglia di ballare!"

Rebecca sorrise e disse a Juno: "Però la discoteca, pur essendo nell'isola, non è vicina. Gli devi prestare il furgone".

Juno aggrottò perplesso il viso e disse: "Va bene, Baraq, te lo presto. Però ... però ... ti chiedo di non far entrare nessuno nella cella frigorifera".

"Perchè dovrei farlo?", chiese stupito Baraq, e Juno rispose: "Il problema è che la cella frigorifera è piccola ed a chiusura ermetica. Si può aprire dall'interno, è vero, ma rischiate di morire soffocati prima che vi venga in mente di aprirla. Non voglio questo!"

"D'accordo", disse Baraq alzando gli occhi al cielo, "Grazie per le chiavi".

Juno non fu molto convinta, e dopo aver sparecchiato e lavato i piatti, aprì l'applicazione che localizzava i furgoni della famiglia. Sapeva che la discoteca apriva a mezzanotte, e quindi Juno e Rebecca poterono fare l'amore prima di mettersi a controllare che accadeva al furgone prestato a Baraq.

Verso l'una del mattino l'applicazione segnalò che era stata aperta la cella frigorifera, e subito dopo richiusa, e Juno disse: "Come volevasi immaginare! Vado a salvare quegli scriteriati!"

Rebecca disse: "Posso venire anch'io?"

"E come?"

"Con il tandem", rispose Rebecca, "Ti ricordi le pedalate che facevamo per Bosa con quello prima di sposarci?"

"Fa un po' ridere una coppia della nostra età che va in discoteca con il tandem", osservò Juno, e Rebecca disse: "Io sono appena laureata! Sei tu che sei in pensione!"

"Va bene, amore", rispose Juno, "Penseranno che sono una pedofila lesbica", e Rebecca disse: "Ed io la 'femme' che ti ha accalappiato con il suo superiore fascino".

Le due donne salirono sul tandem e pedalarono fino alla discoteca, con Juno dietro che faceva fatica a far stare i suoi enormi seni tra il suo petto e la schiena di Rebecca, la quale scherzava strillando: "Aiuto, mi molestano tettualmente!", e Juno rideva tanto che non c'era bisogno di suonare il campanello per allontanare i pedoni.

Una volta nel parcheggio della discoteca, il furgone fu subito individuato, Juno e Rebecca parcheggiarono il tandem lì vicino, e Juno aprì la cella frigorifera con la sua chiave - come previsto, trovò dentro Baraq con una ragazza dentro un sacco a pelo.

Baraq e la ragazza si svegliarono quando Juno puntò una torcia contro di loro, e Rebecca disse: "Venite a casa nostra. Avete rischiato di morire!"

Juno strillò a Baraq: "Hai tradito la mia fiducia! Non ti avevo detto di non trasformare la cella frigorifera in alcova?!?"

Rebecca si avvicinò alla ragazza e le chiese: "Come stai?"

"Mal di testa", rispose lei, e Rebecca disse: "Conta le mie dita!"; la ragazza rispose (correttamente): "Quattro"; Rebecca disse: "Riesci ad alzarti e ad uscire da qui con le tue gambe?", e la ragazza, pur stordita, ci riuscì.

"Chiamo Giaele", disse Juno, "E facciamo uscire questi due imbranati! Baraq, se non esci con le tue gambe ti caccio fuori a calci!" - e Baraq, per sua fortuna, potè obbedire.

Giaele venne, esaminò i due e disse: "L'avvelenamento sembra essere stato lieve, e per fortuna era da biossido di carbonio (per aver respirato al chiuso), e non dal ben più pericoloso ed insidioso monossido di carbonio (per aver bruciato qualcosa al chiuso). Non ci sono sintomi che giustifichino il chiamare il 118, il che risparmia a tutti un grande imbarazzo".

"Io lo farei solo per mandare Baraq in galera!", strillò Juno, e Giaele rispose: "Chi gli ha prestato il mezzo con cui ha messo due vite a repentaglio? Oltretutto, essendo un mezzo aziendale, non dovrebbero salirvi degli estranei".

Rebecca ribattè: "Juno ha diffidato Baraq davanti a me dal far entrare delle persone nella cella frigorifera, spiegandogli anche perchè era pericoloso, quindi la responsabilità è tutta di Baraq, che sapeva quello che faceva. Potremmo licenziarlo in tronco per questo!"

"Scusate", disse la ragazza che era con Baraq, "Ora sto meglio e do ragione alla dottoressa: non è necessario chiamare il 118, e questo mi risparmia di dare delle spiegazioni. Anche per proteggermi Baraq ha proposto di farlo nella cella frigorifera, così non mi avreste visto".

"Sei sposata, fidanzata, o cose del genere?", chiese Juno, e la ragazza rispose: "Novizia di un convento. Baraq voleva convincermi che non era vita per me, e c'è riuscito!"

Tutte scoppiarono a ridere, e Juno disse: "Quand'ero giovane mi fu raccontato del caso di una suora ricoverata in ospedale con pezzi di tubo al neon dentro la vagina. Mi sa che Baraq ti ha salvato l'organo!"

La ragazza scoppiò a ridere e disse: "Se avessi preso i voti avrei fatto quella fine".

"Sentite, devo tornare alla base militare", disse Giaele, "Vi conviene andare a casa, e mettere i due baldi giovanotti a letto. Non credo che gli succederà nulla, e visti i bollenti spiriti di tutti quanti, tenete le finestre aperte con il vasistas!"

Juno salì sul tandem da solo, Rebecca si mise al volante del furgone per portare i due giovanotti a casa e chiese alla ragazza: "Come ti chiami? Io sono Rebecca, e mia moglie si chiama Juno".

"Piacere. Io sono Teresa".

domenica 29 ottobre 2017

Juno.00007.003 - Baraq - 003


La prima settimana, in cui Juno accompagnava Baraq dal grossista, andò benissimo, e Baraq si dimostrò rapido e bravo nell'imparare a scegliere la frutta; venerdì mattina, mentre tornavano, Baraq però chiese a Juno: "Sarò sempre il vostro autista?"

"Se te la cavi, ti faremo fare anche il cameriere nel nostro ristorante. Ovviamente, nelle mattine in cui hai guidato il mezzo ti facciamo riposare".

"Meno male. Se non mi fate lavorare molte ore la settimana, certo mi pagate poco".

"Ovvio", rispose Juno, "Ti spiego: io insegno alcune ore la settimana a Mariscuola, la scuola militare sottufficiali di marina de La Maddalena, mia moglie ha appena vinto il concorso di ufficiale di Marina. Lei è ingegnera, ed è stata incaricata di dirigere alcuni lavori di ampliamento della base militare".

"Lei non dovrebbe parlare con me di queste cose", rispose Baraq, "Io sono un civile, ed avendo militato in un esercito straniero, dovrei essere 'sospetto'".

"Sono notizie già riportate dai giornali", rispose Juno, "Ma ora che mi ci fai pensare, dirò a mia moglie di non portarsi il lavoro a casa e di tenere tutto sotto chiave".

"Meno male", rispose Baraq, "Se succede qualcosa, sono il primo di cui sospetterebbero gli inquirenti ed i servizi segreti".

"Faremo in modo che tu non sappia null'altro", rispose Juno, "Il problema che riguarda me e te è che mia moglie non potrà più occuparsi del ristorante, e ci serve un sostituto. Se sei bravo, potresti diventare anche aiuto non-cuoco".

"Aiuto non-cuoco?"

"Il nostro è un ristorante crudista", rispose Juno, "ed ... abbiamo deciso di annetterlo al nostro campo nudista. I clienti saranno nudi, ed anche il personale lavorerà come mamma l'ha fatto. È un problema per te?"

"Per me no, per il mio membro forse", rispose ridendo imbarazzato Baraq.

"Per prima cosa", disse Juno, "è estremamente raro che si verifichi un'erezione in un locale nudista. Tu tieni sempre in braccio un tovagliolo, e se proprio accadesse, ti copriresti con quello".

"Lo so già", rispose Baraq, "Nell'esercito la doccia è comune, e non la facciamo con la camicia. Quello che temo è che notino che il mio membro non è uguale a quello degli altri".

"Ecco", rispose Juno, "Se qualcuno lo nota se lo tiene per sè. In un campo nudista sono vietati gli approcci sessuali, ed anche i commenti sul corpo degli altri sono classificati come molestie. Chi le fa viene espulso e segnalato alla Federazione Naturista Internazionale".

"Questo mi rassicura un po'", rispose Baraq, e Juno avvertì: "Non mi aspetto solo che tu non ci provi con le clienti (od i clienti - il tuo orientamento sessuale non mi importa), mi aspetto che tu ammonisca chi fa qualcosa di sbagliato, e difenda le vittime di avances - chi le vittimizza lo devi denunciare a me perchè io lo possa espellere e segnalare".

"Non potrei passare un giorno nel campo nudista per vedere se sono all'altezza di tutto questo?", chiese Baraq, "Se io sembro solo un cliente molesto non comprometto la vostra immagine come accadrebbe se io fossi un cameriere molesto".

"Magnifico suggerimento!", disse Juno, "Vuoi provare oggi pomeriggio?"

sabato 28 ottobre 2017

Juno.00007.002 - Baraq - 002


Baraq fu invitato a casa di Juno e Rebecca a La Maddalena, e dopo aver visitato quest'isola e Caprera, fu accompagnato a visitare i principali monumenti dell'isola - avendo un particolare riguardo per il passato punico ed e ebraico della Sardegna.

Però Baraq dovette ammettere di fronte a Juno e Rebecca che, non avendo egli avuto brillanti risultati a scuola, non poteva sperare di trovare un buon lavoro in Israele.

"Come pensi di campare?", gli chiese a muso duro Juno, e Baraq rispose: "Sono l'unico erede della mamma, che mi ha lasciato la casa dove vivo in Israele e quella di Milano. Affittando la casa di Milano, dovrei cavarmela".

"Ne dubito molto", osservò Rebecca, "A Milano il rendimento LORDO di una casa data in affitto è del 5,9%. Questo significa che un appartamento del valore di 200 mila Euro lo puoi affittare a 983 Euro al mese circa. Almeno il 30% se ne va in tasse ed altre spese, quindi il netto è 688 Euro. Non fai una gran vita in Italia con questa rendita".

"Nemmeno in Israele", osservò Juno, e Baraq aggiunse: "Pensavo infatti di venire a vivere in Italia, ed affittare anche la mia casa in Israele".

"Ti conviene solo se vai a vivere in una zona periferica", osservò Rebecca, forte dei suoi anni di agente immobiliare, "In cui l'affitto di una casa ti costi meno di quello che percepisci da Israele".

"Può essere la Sardegna una zona simile?", chiese Baraq; Juno scosse la testa, e Rebecca rispose: "Non sulla costa".

"E se ti trovassi un lavoro?", chiese Juno, "Mi pare strano che una persona che ha servito nella Brigata Golani (un corpo d'élite dell'esercito israeliano) sia proprio incapace. Con quel lavoro, e con gli affitti di Milano e ... dove abiti in Israele?"

"Tel Aviv, in Via Shenkin", disse Baraq, sbalordendo Juno, che spiegò a Rebecca: "Via Shenkin è la più chic della città", prima di riprendere il discorso: "Ecco, con tutti quei soldi ti paghi un mutuo ed in pochi anni sei un signore. E saper lavorare è comunque la più grande ricchezza che puoi avere nella vita".

"Dove posso trovare un lavoro?", chiese Baraq, e Juno guardò Rebecca, che ricambiò lo sguardo con un'espressione che voleva dire: "Vuoi provare?"

Juno allora chiese a Baraq: "Hai una patente B italiana?"

"Sì".

Juno riprese: "Sei capace di guidare di notte tre volte la settimana il nostro furgone frigorifero?"

"Ci posso provare", disse Baraq, e Juno lo accompagnò nella rimessa spiegandogli perchè tre notti la settimana doveva guidarlo fino a Sassari e tornare.

"Il veicolo lo posso guidare", rispose Baraq, "Ma non sono bravo a scegliere i cibi".

"Per due settimane ti accompagno io", rispose Juno, "E spero che alla fine tu te la cavi da solo".

Rebecca aggiunse: "Abbiamo un appartamento libero nel nostro palazzo. Finchè sei in prova, sei nostro ospite, e poi discuteremo l'affitto".

venerdì 27 ottobre 2017

Juno.00007.001 - Baraq - 001

[Inizio]

Un venerdì il postino consegnò a Juno un telegramma: "Margolis metah BeMilano hayom. Qvuratah bayom hashni bashaah 09:00. Dash, Vered"

Juno tradusse per Rebecca: "Margolis è morta oggi a Milano. Il funerale si farà lunedì alle 09:00. Saluti, Vered", ed aggiunse: "Margolis è la mia ex-moglie. Penso che sia il caso che vada al funerale".

"Com'è che avete divorziato?", chiese Rebecca, "Non mi hai mai detto il perchè".

"Lei ha avuto un figlio da un altro uomo. Con me non ci era riuscita. Abbiamo divorziato senza addebito né rancore, ma non volevo mantenere il figlio di un altro".

"Sterilità di coppia?", chiese Rebecca, e Juno rispose: "Può darsi. Non sono un medico, non abbiamo indagato".

"E vuoi andare al funerale di una che ti ha fatto questo?", chiese Rebecca, e Juno rispose: "Il non avere figli aveva già logorato il rapporto, avevamo smesso di avere rapporti, e quando lei rimase incinta fu evidente che non potevo essere stato io. Lui la poteva sposare, io disconobbi la paternità e divorziammo. Il matrimonio con lui è stato più felice che con me - gli faccio i complimenti".

"Capito. Vuoi comunque rendere un tributo a tua moglie", disse Rebecca, e Juno disse: "Si può divorziare, ma qualcosa tra gli ex-coniugi resta".

"Posso venire anch'io?", chiese Rebecca, e Juno rispose: "Perchè no? Ma a chi affidi Dina, che deve ormai andare a scuola?"

"Penso che se ne possano prender cura Giaele e Dalia", rispose Rebecca.

Domenica presero il traghetto Olbia-Genova, e lunedì mattina Juno e Rebecca furono al cimitero ebraico di Milano. Juno si era messa un cappellino da signora perchè temeva di "passare" male, e che qualcuno la criticasse dicendo che una persona assegnata alla nascita al sesso maschile doveva tenere il capo coperto in un "luogo sacro" ebraico.

Il funerale si svolse regolarmente, e pure Juno, come da tradizione ebraica (e sarda!), gettò un pugno di terra sulla bara della defunta dopo che fu calata nella fossa.

Juno voleva semplicemente porgere le condoglianze ai parenti di Margolis, ma pur dopo la transizione, fu riconosciuta come l'ex-coniuge di Margolis, e dovette ricevere quelle dei presenti, rabbino ortodosso compreso, che salutò anche Rebecca; tra le persone che incontrò ci fu anche Baraq, il figlio di Margolis, cittadino israeliano.

Baraq disse a Juno: "Mia madre mi ha parlato spesso di lei. Diceva che era un uomo buono".

"Grazie", disse Juno, e disse a Baraq: "Mi è stato detto che lei ha appena terminato il servizio militare in Israele, ed è venuto qui in Italia anzichè in India od in Patagonia come fanno molti suoi commilitoni dopo il congedo".

"Nakhon = Esatto", rispose Baraq, e Juno gli disse: "Le piacerebbe visitare la Sardegna?"

"Perchè no?", rispose Baraq.

giovedì 26 ottobre 2017

Juno.00006.021 - Trinidad - 021


Qualche tempo dopo lo zio Giacomo morì; al funerale parteciparono la mattina le sorelle Dejana (Rebecca, Giaele, Debora) e le loro figlie (Dina, Lia, Rachele), Juno, Yemoja e Xiuhe (con le figlie Oshun e Xiannu); nel pomeriggio il notaio Carmelo lesse pubblicamente il testamento, che designava eredi di Giacomo le sorelle Dejana, che accettarono l'eredità seduta stante (Rebecca aveva già controllato che non ci fossero debiti) e liquidarono la badante.

Pagate le imposte di successione, ipotecaria e catastale, il notaio rogò anche la compravendita a Yemoja e Xiuhe degli immobili che erano appartenuti a Giacomo - Xiuhe esaurì i suoi risparmi pagando il prezzo pattuito, le tasse, e gli onorari.

In compenso, Yemoja cominciava a lavorare all'ospedale di Bosa, Xiuhe cominciava a dirigere la banca dello sperma Aspermer, e potevano quindi non solo campare del loro lavoro, ma anche accumulare il denaro necessario per attrezzare gli studi medici nel loro palazzo vicino alla chiesa "Stella Maris", e pensare anche ad allestire il 'terreiro' - per accreditarlo Yemoja contattò l'International Council for Ifa Religion, e pure l'Associacao Internacional Afro-Umbandista.

Nel frattempo Debora e Giovanna, Giaele e Dalia, decisero di contrarre insieme l'unione civile. Rebecca propose: "La facciamo celebrare dal capitano di una nave?"; tutte risero, ma Juno dovette ricordare che il comandante di una nave può farlo solo in caso di imminente pericolo di vita (era infatti il caso di Humphrey Bogart e Katherine Hepburn, che nel film "La regina d'Africa" stavano per essere impiccati per spionaggio), quindi non ci si augurava di poterglielo chiedere!

Però si decise comunque di celebrare insieme le due unioni, in Piazza Paul Harris, a Bosa, ed il ricevimento si svolse nel ristorante "Pardes Rimmonim", con spose ed invitati che si sedettero come mamma li aveva fatti.

Fu un pranzo lussuoso, ma l'ultimo del ristorante: nessuno desiderava comprarlo, e Debora non se la sentiva più di mandarlo avanti, ora che era inoltre sposata ad una carabiniera. Yemoja e Xiuhe non avevano tempo, ed acquistarono le attrezzature per portarle nel 'terreiro', in cui avrebbero contribuito a preparare le offerte per gli Orisha. Anche il furgone figorifero fu acquistato per il 'terreiro'.

Queste due unioni celebrate insieme coronarono la felicità delle sorelle Dejana, ma sancirono anche la separazione tra il ramo bosano (rappresentato da Debora - anche Yemoja, Xiuhe e le loro figlie potevano essere ormai considerate parte della famiglia) e quello maddalenino della famiglia (rappresentato da Rebecca e Giaele).

Le rare occasioni di incontro tra i due rami ci furono per le feste ebraiche (celebrate da Juno e Xiuhe nell'associazione "Ebraismo Umanista Sardo") e quelle Ifà (celebrate da Yemoja nel 'terreiro') - erano occasioni per incontri umani (e sessuali), e per iniziare ad abbozzare un dialogo interreligioso tra il monoteismo ebraico e quello ifà.

Economicamente i due rami della famiglia avevano raggiunto la stabilità, e le figlie ne approfittarono per diventare brave studiose, l'orgoglio delle loro mamme.

[Fine]

mercoledì 25 ottobre 2017

Juno.00006.020 - Trinidad - 020


Giaele telefonò alla badante, con cui combinò un appuntamento con lo zio Giacomo. Questi risultava discretamente attivo la mattina, e decisero di andare a trovarlo il lunedì successivo verso le nove - la sera tutte avevano pernottato a Sassari, all'alba avevano acquistato i cibi per i ristoranti vegani crudisti di Bosa ("Pardes Rimmonim = Giardino dei melograni", che era anche naturista) e de La Maddalena ("Ohel Mo'ed = Tenda dell'incontro"), e potevano presentarsi dallo zio.

Era una bella giornata, e lo zio si era fatto portare sul balcone per godersi il sole, la brezza ed il panorama. Non ci vedeva più bene già da prima di ammalarsi di tumore, e riusciva a distinguere le nipoti Rebecca, Giaele e Debora solo dalla voce. Quando gli dissero che erano venute in visita anche la nigeriana Yemoja e la cinese Xiuhe, egli disse di essere contento che il mondo fosse venuto a trovarlo, perché sentiva che loro gli davano energia positiva.

Oltre alle adulte, erano venute anche le bambine (Oshun e Xuannu dovevano essere allattate, e le madri di Rachele, Lia e Dina avevano preferito portare con sè le loro figlie all'affidarle ad una baby sitter). Per portare tutte queste persone, si era resa necessaria la macchina nuova di Yemoja e Xiuje, in aggiunta ai furgoni frigorifero dei ristoranti (ognuno con tre posti a sedere), e Giacomo fu molto contento di conoscere anche le bimbe.

Giacomo chiese ad ogni adulta la professione (quella di Giaele la conosceva già), e quando Juno gli disse che era un'avvocata in pensione, Giacomo pensò un attimo e poi le disse: "Posso chiedere un consiglio legale?"

"Se non è cosa complicata", rispose Juno, e Giacomo chiese: "Tempo fa ho fatto testamento, ma chi doveva essere mio erede è morto. Il testamento non è più valido, vero?"

"Eh, no!", rispose Juno, "Il testamento è sempre valido. Se chi lei ha designato ha avuto dei figli, o comunque dei discendenti, questi ereditano al suo posto".

"Non è giusto! Io e chi volevo che ereditasse siamo stati molto amici, anzi, di più; ma i suoi figli ci hanno sempre trattati a pesci in faccia. Bisogna stracciare quel testamento. Lo può fare lei?"

"Distruggere il testamento degli altri è un reato", rispose Juno, che continuò, "C'è una soluzione che non compromette nessuno e mette tutti in una botte di ferro: chiamiamo un notaio, gli detta un 'testamento pubblico', in cui precisa che tutti i testamenti precedenti sono revocati, e designa erede chi vuole lei. In questo modo lei è sicuro di chi avrà l'eredità".

Giacomo ci pensò un attimo e disse: "Mi pare una buona idea. Se riesce a far arrivare il notaio in mattinata è meglio, perchè di pomeriggio mi ricordo a malapena di respirare".

Rebecca conosceva i notai del distretto da quando faceva l'agente immobiliare, riuscì a trovarne uno pronto a precipitarsi da Giacomo. Il notaio vide che lui, pur gravemente colpito dalla malattia, era comunque in grado di intendere e volere, e disse: "Il testamento lo faccio, ma ci vogliono due testimoni. Le nipoti del signor Giacomo non possono farlo, Juno è civilmente unita a Rebecca, quindi neppure lei, le bambine sono ovviamente troppo piccole".

Yemoja e Xiuhe non avevano la cittadinanza italiana, ma erano regolarmente residenti in Italia (Yemoja in quanto rifugiata, Xiuhe aveva ottenuto il ricongiungimento familiare con Yemoja durante la loro gravidanza), conoscevano bene la lingua, non avevano parentela od affinità con nessuna (il semplice andare a letto non apparenta) e quindi funsero da testimoni.

Giacomo seppe dal notaio che in mancanza di testamento i suoi beni sarebbero andati alla sorella defunta, e quindi, per rappresentazione, alle figlie di lei Rebecca, Giaele, Debora; Giacomo disse che gli andava bene così, e che questo doveva stabilire il testamento - con l'ulteriore avvertenza che ogni testamento precedente era revocato in toto.

Il notaio scrisse, lesse il testamento, Giacomo approvò e scarabocchiò una firma (di più non sarebbe riuscito a scrivere); Yemoja e Xiuhe aggiunsero la propria, e Giacomo congedò tutti, sopraffatto dall'impegno imprevisto, ma contento per aver risolto un serio problema, e si mise a dormire soporitamente.

"Sapete chi poteva essere lo sfortunato erede di Giacomo?", chiese incuriosita Juno, e Rebecca rispose: "Immagino sia un suo cugino che, rimasto vedovo, ha preso coscienza della propria bisessualità. I figli non l'hanno mai presa bene, e Giacomo ora li ha voluti punire".

Giaele chiese a Yemoja: "Ti piace questa proprietà?", ed ella rispose: "Non è adatta ad un 'terreiro', anche perchè nei riti degli Orisha si suonano i tamburi per invocarli ed invitarli a possedere gli iniziati in una trance. Non possiamo disturbare i vicini con i tamburi, e tantomeno chi viene a messa nella chiesa vicina. Non ci fanno del male, perchè dar loro fastidio?"

"Non se ne fa niente, dunque?", chiese Juno; Yemoja le fece cenno con una mano, come per dire: "Ti rispondo dopo", e chiese a Debora: "Davvero il tuo libro di testo mostra 'terreiros' simili a questa proprietà?"

Debora rispose: "Mi sono confusa con un'altra proprietà dello zio che ho visitato tempo fa", e Rebecca intervenne: "Giusto, c'è un terreno agricolo ad alcuni chilometri da qui. Me ne ero dimenticata perchè in Italia catasto fabbricati e catasto terreni sono separati, ed io per abitudine consulto solo il catasto fabbricati".

Yemoja disse: "Ecco, prima di partire ho consultato l'opelè Ifa, l'oracolo, e questo mi ha detto che Giacomo aveva qualcosa di valore per gli Orisha - ma non poteva essere certo questa casa. La chiesa sarebbe stata perfetta, ma è dei cristiani cattolici, e gli Orisha non vogliono certo usurparla - i cattolici possono continuare a pregarvi in eterno".

"Non è che la casa di Giacomo possa essere comunque un utile punto di appoggio per eventuali devoti del candomblè pronti a venerare Yemoja nelle vesti della Stella Maris?", chiese Debora, e Yemoja disse: "Un circolo culturale dedicato al 'Maafa = Olocausto nero (di cui fa parte la tratta degli schiavi)' qui lo si può anche fare - ma un 'terreiro' è un'altra cosa".

"Che pensi di fare?", chiese Xiuhe, e Yemoja rispose: "Alla fine, spostare la banca dello sperma mi pare inutile - la sua sede è già adatta alla bisogna; e così pure il ristorante. Possiamo però aprire qui i nostri studi medici, abitarvi, e magari aprire anche il circolo culturale di cui si parlava. Si può vedere il terreno agricolo?"

Rebecca guidò la carovana verso il terreno, e Yemoja ne fu molto soddisfatta: era un orto e frutteto su un grande appezzamento pianeggiante, il cui confine occidentale era a picco sul Mar di Sardegna - non solo si aveva una magnifica vista sul mare, ma chi voleva farsi il bagno poteva scendere su una piccola spiaggia grazie a delle scale che Giacomo aveva fatto scavare nella roccia; oltre al terreno coltivabile, il campo aveva una piccola costruzione che conteneva una cucina, un bagno, il ripostiglio degli attrezzi, una legnaia, e pure la rimessa per un trattorino.

"La costruzione dovrà essere ingrandita per fare da 'barracao = sala dei riti', ma vedo che basterà solo un po' di accortezza per coltivare qui le erbe medicinali necessarie", disse Yemoja, subito precisando: "Non subito, però. Non basta un''Iyanifa = indovina' come me per far funzionare un 'terreiro', e non posso fondarne uno senza autorizzazione delle autorità della mia religione. Ci vorrà tempo per tutto questo".

Juno.00006.019 - Trinidad - 019


Pian piano Yemoja e Xiuhe ripresero ad essere donne e dottoresse, non solo madri e balie; Yemoja scoprì che non aveva vinto il concorso per operare nel punto maternità de La Maddalena, ma le fu invece comunicato che aveva vinto un altro concorso.

Giaele infatti le aveva consigliato di partecipare anche ad un concorso dell'ASL di Oristano, per l'ospedale di Bosa, città d'origine delle sorelle Dejana, in cui Debora continuava a tenere aperta la gioielleria di famiglia, la banca dello sperma "Aspermer", il ristorante vegano crudista naturista "Pardes Rimmonim", con campo nudista annesso - e Yemoja quel concorso lo sostenne prima del parto, vincendolo appunto.

Juno disse: "A questo punto non si sposta nulla da Bosa - nè la banca dello sperma, nè il ristorante. Però alla scadenza della concessione demaniale, il campo nudista verrà per forza chiuso. Xiuhe ha fatto domanda di ricongiungimento familiare (in quanto unita civilmente con una rifugiata in Italia), ed una volta ottenuta le affideremo la gestione di Aspermer, se lei accetta".

Xiuhe disse: "A noi va bene. Del ristorante, non dicevi di venderlo?"

"Nessuno lo vuole comprare. Un ristorante vegano crudista naturista è una patata troppo bollente!", rispose Juno.

"Potremmo trasformarlo in un ristorante fusion", propose Yemoja, "Io posso proporre piatti africani ed afro-latini, Xiuhe cinesi di tre province, voi piatti italiani e sardi. Sempre in un ambiente naturista".

"Non è facilissimo elaborare versioni crudiste di ricette tradizionali. Non promettete quello che non riuscireste a mantenere", avvertì Juno, mentre Giaele, arrivata in ritardo alla riunione di famiglia, dopo aver approvato le decisioni già prese e riassuntele, disse che c'era un serio problema familiare: lo zio Giacomo stava per morire.

"Di che cosa?", chiese Yemoja, e Giaele rispose: "Glioblastoma multiforme".

Yemoja e Xiuhe sgranarono gli occhi: pur avendo un'altra specializzazione, sapevano che quello era il più grave dei tumori cerebrali. Vollero però chiedere: "È per caso a predisposizione ereditaria?"

Giaele rispose: "Solo nel 5% circa dei casi si sospetta una componente ereditaria. E quel tumore, per motivi ancora sconosciuti, ha una prevalenza maggiore tra i maschietti. Le vostre (e le nostre) figlie possono star tranquille".

Debora chiese: "È per questo che lo zio era ultimamente sempre più strano?"

Giaele rispose: "I tumori cerebrali spesso mutano la personalità di chi ne è affetto".

Yemoja aggiunse: "E molti altri tumori danno per primo sintomo la depressione. L'organismo depauperato e sotto attacco economizza le energie".

Rebecca disse: "Mi ricordo che lo zio era il primo omosessuale che conobbi - al di fuori di me e delle mie sorelle. Credo di essere stata la prima a cui abbia fatto il coming-out".

Giaele disse: "Ti aveva proposto di essere la sua 'barba', come dicono gli americani, ovvero di coprirvi a vicenda".

"Perchè per lo zio era meglio passare da perverso che da 'frocio'", rispose Rebecca, e Debora disse: "Avremmo dovuto capire quello che stava accadendo quando la sua badante è scappata dalla sua camera strillando: 'Aiuto! Mi aggredisce!'".

"Eh già", disse Giaele, che poi spiegò alle mezzo divertite e mezzo inorridite Yemoja, Xiuhe e Juno: "Era semplicemente accaduto questo: la badante, dopo anni in cui poteva lavargli le parti intime senza 'rischio', si è trovata improvvisamente di fronte ad una bella erezione nata spontaneamente, senza che lei lo avesse toccato. Lei ha creduto che lui si fosse eccitato pensando intensamente a lei, e si è parecchio spaventata temendo un'aggressione".

Debora chiese: "Forse il tumore ha mutato il suo orientamento sessuale?", e Giaele rispose: "I tumori cerebrali provocano disfunzioni sessuali, ma sarebbe stata la prima volta in cui si registrava un effetto simile. Per me, il tumore ha compromesso l'equilibrio tra i centri eccitatori ed inibitori nel cervello e nel midollo spinale (le erezioni sono controllate lì), causando ciò che ha spaventato la badante - senza che lo zio potesse farci nulla".

"Andiamo a trovarlo?", chiese Juno, e Giaele rispose: "Conviene. Fatica sempre più a riconoscere le persone, e non vivrà a lungo".

"Tra l'altro, ci lascerà una bella eredità", osservò Rebecca.

"Che intendi dire?"

"Lo zio, appunto perchè omosessuale, non si è mai sposato", disse Rebecca, "Ha avuto qualche fidanzata, ma le voci su di lui correvano, ed erano curiosamente loro a chiedergli la 'prova d'amore'".

Juno si mise a ridere, e Rebecca spiegò: "Mettiti nei loro panni, amore: mi avresti sposata se fossi stata incapace di saziare le tue immense e molteplici voglie?"

"Certo che no", rispose Juno continuando a ridere, e Rebecca continuò: "Non lascia nè vedova nè figli - se non c'è un testamento (ma non credo), ereditano tutto i fratelli, cioè nostra madre, la sua unica sorella".

"Ma la mamma è morta!", ribattè Debora, e Rebecca rispose: "Appunto: noi ereditiamo 'per rappresentazione', ovvero quella che sarebbe stata la sua parte viene divisa comunque tra noi che siamo le sue discendenti".

"E che ereditate?", chiese Juno, e Rebecca rispose: "Un palazzo con un bel cortile sulle rive del fiume Temo, vicino alla chiesa 'Stella Maris'".

Yemoja pensò un attimo alla visita che aveva fatto alla città di Bosa tempo prima, e chiese: "Stella Maris è la Madonna che protegge i naviganti?"

"Sì", rispose Debora, che aggiunse: "Si afferma che quella chiesa sia sorta nel 1686 sul luogo in cui nel 1675 approdò una statua della Madonna alla deriva sul mare - si ritiene fosse la polena di una nave. Nessuno l'ha rivendicata, ed ora è dentro la chiesa".

"Si può andare a vedere quel palazzo?", chiese Yemoja, e Xiuhe chiese: "Amore, vuoi andare a vivere lì?"

"Sto chiedendomi se non sia il posto giusto per i nostri studi medici, per la banca dello sperma, per la nostra casa e ... per un''Ilê Axé'!"

"Cioè?", chiese Rebecca, e le rispose Juno: "Una casa per il culto degli Orisha di cui Yemoja è sacerdotessa".

Debora intervenne: "Ho studiato il 'candomblè', la forma brasiliana del culto degli Orisha, per un esame, e perciò uso di solito il termine brasiliano 'terreiro' al posto dello yoruba 'Ilê Axé'. A giudicare dalle illustrazioni del mio libro di testo, il palazzo dello zio, e soprattutto il cortile, potrebbero fare al caso tuo".

"Lo zio abita proprio in quel palazzo", disse Giaele, "Se andiamo a trovarlo, Yemoja può accompagnarci ..."

"Non solo lei!", disse Xiuhe, e Giaele si corresse: "Giusto, coloro che sono interessate ad occupare e magari ad acquistare il palazzo".

lunedì 23 ottobre 2017

Juno.00006.018 - Trinidad - 018


Il parto di ambo le donne era andato benissimo - si erano pure aiutate a vicenda, ed avevano rifiutato l'epidurale perché convinte che, impedendo loro di sperimentare l'orgasmo durante il parto (frutto sia delle contrazioni uterine, che degli abbracci, dei baci e delle carezze della partner), avrebbe rallentato la nascita dei bimbi.

La scommessa fu vinta, ma le donne ne uscirono alquanto spossate. La montata lattea per fortuna partì bene, ed alcuni giorni dopo, quando Yemoja e Xiuhe avevano stabilito una routine quotidiana per le loro bimbe, ed erano in grado di avere una conversazione normale, Juno chiese di parlare da solo con Yemoja.

Lei cercò di scherzare dicendo: "Sono troppo assorbita dalle nostre figlie, la mia libido è sottoterra. Immagino che sia per un altro motivo che vuoi parlarmi da sola".

Juno, sempre scherzando, rispose: "Ti chiederei in quel caso una cosa a quattro. No, devo proprio parlarti".

Xiuhe e Rebecca uscirono dalla stanza del punto maternità, e Juno spiegò: "Saresti in grado di aiutarmi a trovare una figlia di Oshun (ovvero, una donna che sia guidata nella sua vita dall'Orisha Oshun) da aggiungere alla coppia tra me e Rebecca?"

Yemoja fu un po' stordita dalla domanda, e cominciò a radunare le idee a tentoni: "Sai che sono una profuga, e conosco poca gente qui in Sardegna. Troveresti più facilmente una donna così su Tinder, Craiglist, Badoo, ecc. che rivolgendoti a me. Vuoi che sia io quella donna?"

"No, credo che tu sia figlia di Yemoja".

"Infatti. Ma perchè cerchi una donna così?", chiese insospettita Yemoja, e Juno rispose: "Rebecca è una brava moglie, ma non mi offre quello che una figlia di Oshun mi offrirebbe".

Yemoja disse: "Ma se andate a letto insieme tutti i giorni e non vi manca mai l'energia per fare l'amore anche con noi! Non mi sembri sessualmente deprivata!"

"Mi manca comunque qualcosa", si lamentò Juno, e Yemoja rispose: "Juno, non dovresti far fare un simile 'lavoro emotivo' ad una puerpera come me. Ma penso che tu non possa aspettare, per cui mi sacrifico. Non sono in trance, non faccio una divinazione, rispondo solo sulla base del buon senso".

"Non ti sforzare", disse Juno, e Yemoja riprese: "Leggendo il tuo fascicolo nella banca Aspermer, ho letto che tu e Rebecca vi siete sposate il 2 Febbraio".

"Giusto", confermò Juno, e Yemoja continuò: "Per i cattolici è la festa della Purificazione della Vergine; per i celti era la festa di Brigida; per gli iniziati al Candomblè, che deriva dalla mia religione, l'Ilé Ifá, la festa di Yemanjá/Yemoja. Senza saperlo, hai messo il vostro matrimonio sotto la protezione delle più potenti dee madri vicine a te".

"Bello!", disse Juno, e Yemoja riprese: "Io ho un sospetto: anche tua moglie è una figlia di Yemoja, come me. Ma Yemoja ha avuto diversi mariti, perfino un figlio che la violentò, ma da un compagno di vita è inseparabile: Olokun".

"L'Orisha delle profondità dell'oceano?", chiese Juno.

"Per l'appunto. Guarda caso, è pangenere: a seconda dei casi e dei luoghi, è uomo, donna, androgino".

"Stai dicendo che sono figlia di Olokun?"

"Penso proprio di sì. Olokun è anche l'orisha della ricchezza, dei segreti e della morte, e dove hai fatto per tanti anni l'avvocatessa, professione in cui si deve saper essere muti come tombe?"

"In una banca!", rispose Juno, un attimo indispettita (ci teneva tanto a ritenersi figlia di Yemoja); ella disse poi a Yemoja: "Non è che anche Xiuhe è figlia di Olokun? Olokun corrisponde grosso modo alla cinese Jiutian Xuannu, ed in qualche modo pure a Lilith".

"Più che a Lilith, a Tiamat", corresse Yemoja, "la dea mesopotamica degli abissi. Un eco dei suoi miti c'è perfino nella Bibbia ebraica".

"Che conseguenze ne traggo?", chiese Juno, e Yemoja rispose: "Oshun è un'orisha civettuola che attira chiunque - mi stupirei se tu non desiderassi le figlie di Oshun; ma l'inseparabile compagna di Olokun è Yemoja. Oltretutto, Oshun è un'orisha gelosa e dispettosa: non vuole dividere il proprio partner con altre persone. Se ti prendi una figlia di Oshun, perdi la figlia di Yemoja".

"Mi dici, insomma, di lasciar perdere", concluse Juno, e Yemoja disse: "Non sei la persona giusta per una figlia di Oshun. Sei la persona giusta per una figlia di Yemoja come tua moglie - o come me, se vuoi. Stai cercando pane migliore di quello di grano, come dite in Sardegna".

Juno ammise che questa era la situazione, ma non volle spiegare a Yemoja che cosa gliela rendeva insoddisfacente. La salutò mentre lei iniziava ad allattare Oshun e Xuannu; infatti le loro madri avevano deciso non di allattare ognuna la sua, ma di allattare ognuna entrambe - prima una madre, poi l'altra.

Juno.00006.017 - Trinidad - 017


La discussione sembrava chiusa, quando entrò Dina nella stanza, si avvicinò alla mamma Rebecca, e le fece segno di volerle succhiare il seno.

Rebecca la fece sdraiare sul divano alla sua sinistra (Juno si mise a destra di Rebecca), e le mise il capezzolo in bocca. Yemoja e Xiuhe si calmarono anche loro vedendo Dina succhiare il latte dalla mamma.

"Allatti ancora tua figlia a cinque anni?", chiese Xiuhe, e Rebecca rispose: "Veramente, è Juno che beve tutto il mio latte, ogni quattro ore. Dina è svezzata e lo beve solo occasionalmente, di solito per tranquillizzarsi. Dovrò chiederle se è successo qualcosa".

"Quando inizierà ad andare a scuola", commentò Juno, "Dovrò cederle la mia poppata mattutina e quella meridiana (di mezzogiorno)".

"Potresti dare il tuo latte anche a Dina, non solo a me", osservò Rebecca, "Così sente anche te come mamma".

"Produci latte anche tu?", chiese Yemoja, e Juno rispose: "Pochino, perché non sono mai stata gravida, e gli ormoni, gli altri farmaci ed il più sofisticato dei tiralatte non hanno fatto molto. Volete favorire?"

Rebecca disse: "Fate pure, non ho niente in contrario", e Yemoja si attaccò al seno sinistro di Juno, Xiuhe al destro. Juno aveva ragione, non produceva molto latte, ma le due donne trovarono l'esperienza comunque appagante.

"Non mettiamo il nostro latte a disposizione di tutte", osservò Rebecca, "Se abbiamo deciso di condividerlo con voi, vuol dire che vi amiamo molto".

"Quando allatteremo", disse Yemoja, "ricambieremo il favore".

"Grazie", disse Juno, "Non mancheremo".

Xiuhe aggiunse: "Forse una soluzione per il materiale genetico di Juno la possiamo trovare".

Rebecca disse a Dina: "Vuoi cambiare seno?", e dopo che la bimba ebbe acconsentito, disse a Yemoja e Xiuhe: "Ne parliamo dopo che ho messo Dina a letto. Dina sa più o meno come nascono i bambini, ma non mi pare il caso di discutere di questo davanti a lei".

Dina interruppe la poppata e disse: "Vuol dire che non dormi insieme con me?"

"Dormo io", rispose Juno a Dina; la bimba riprese a succhiare e Juno spiegò: "Mi fido di mia moglie. Sono convinto che una soluzione soddisfacente anche per me la troverete anche in mia assenza".

Mentre Juno accompagnava Dina a letto, Rebecca spiegò ad Yemoja e Xiuhe che per lei usare il femdom per raccogliere in sè lo sperma da distribuire con la siringa era un "kink", e che se loro le permettevano di praticarlo almeno una volta al giorno, era disposta a lasciare che Juno le fecondasse imitando Adamo ed Eva ogni volta che lo desideravano.

Yemoja e Xiuhe non rifiutavano mai di collaborare ad un "kink" che non fosse pericoloso per la salute, ed acconsentirono - Yemoja osservò inoltre che l'orisha con il suo nome aveva anche il compito di allattare tutti i figli delle colleghe, che questa passione somigliava molto al "kink" di Rebecca, e che come effetto collaterale, l'orisha Yemoja sviluppò dei seni giganti, anzi, "giunonici" (sui quali però non tollerava battute di spirito, che trovava assolutamente sessiste).

Juno si trovò soggetta ad un superlavoro: la procedura prevedeva che nei giorni pari fecondasse prima Yemoja e poi Xiuhe (in quelli dispari il contrario), poi depositasse il suo sperma nel corpo di Rebecca, da cui lo doveva poi attingere per iniettarlo nei corpi delle altre due donne.

Rebecca, Xiuhe e Yemoja trovavano inoltre piacevole fare l'amore tra loro, e si trovarono a trascorrere tutto il loro tempo libero facendo l'amore, e ripetendo più volte la procedura con Juno.

Non era esattamente il protocollo previsto per l'inseminazione artificiale, ma i risultati non si fecero attendere, e dodici mesi dopo Yemoja diede vita ad Oshun, Xiuhe Batsheba a Xuannu Lilith. Oshun è l'orisha dell'amore; Jiutian Xuannu la dea cinese della guerra, della sessualità e della longevità; Lilith la prima moglie di Adamo, che questi avrebbe ripudiato perché non voleva sottomettersi a lui, né a letto né fuori.

domenica 22 ottobre 2017

Juno.00006.016 - Trinidad - 016


I programmi delle sorelle Dejana (Rebecca, Giaele, Debora) furono un po' cambiati: infatti, non solo fu anticipato a Rebecca che, qualora avesse vinto il concorso, lei sarebbe stata assegnata a La Maddalena (per controllare lo stato delle opere portuali), ma anche a Giaele fu detto che lei sarebbe stata assegnata alla base de La Maddalena - non c'era infatti bisogno di nuovi medici di bordo in quel momento.

Questo significava che Rebecca e Giaele non avrebbero lasciato la famiglia; anche i programmi di Yemoja e Xiuhe cambiarono: la Regione Sardegna aveva deciso di potenziare il punto maternità a La Maddalena, e dopo che a Yemoja fu comunicato che la richiesta di asilo politico era stata accolta, Yemoja si affrettò ad iscriversi all'ordine dei medici ed a partecipare al concorso per lavorare in quel punto maternità.

Dopo la concessione dell'asilo politico, Xiuhe accelerò le pratiche per il matrimonio in Portogallo, che fu una "toccata e fuga": le due donne arrivarono a Lisbona lunedì mattina, si sposarono martedì mattina, e mercoledì mattina erano di nuovo in Sardegna.

Si organizzò un ricevimento nuziale a Caprera, nel campo nudista prima dell'inaugurazione. Doveva essere una cena in famiglia, ma si aggiunsero le persone dell'associazione che avevano aiutato Yemoja quando si era rifugiata in Italia.

Fu una bella cena, ed al suo termine, quando le persone dell'associazione se ne andarono, Xiuhe prese da parte Juno, estrasse dalla borsa un fascicolo della banca dello sperma Aspermer, e chiese a Juno: "Chi è il paziente 'J' della banca Aspermer?"

Juno sbuffò e disse: "Sono io. Ma credevo di aver specificato che non volevo più donare sperma".

"Come mai ti sei fatto identificare come 'paziente J'?", chiese Yemoja, e Juno rispose: "J come Juno, e come Juedin = ebrea. La J veniva apposta dai nazisti sui passaporti degli ebrei tedeschi - non potevo perdere l'occasione di rievocare quell'episodio".

Xiuhe spiegò: "Vedi, Juno, vorremmo avere dei figli, e, visto che conosciamo pochi uomini qui, e quelli che conosciamo ci sono parsi poco raccomandabili, abbiamo cominciato a leggere i fascicoli di tutti i clienti di Aspermer. Il più interessante ci è parso proprio quello del 'paziente J'".

"Volete che fecondi anche voi due?", chiese Juno, e Yemoja rispose: "Ci stiamo seriamente pensando".

"Dovremmo parlarne con Rebecca. Potrebbe accettare, ma ponendo delle condizioni capestro".

"Devi chiedere il suo permesso?", chiese Xiuhe, e Juno rispose: "Tesoro, lei mi ha permesso di avere rapporti con voi (se voi lo desiderate, ovviamente), ma per divertimento, non per procreazione. Ci vuole un permesso speciale per questo. Quando Debora e Giaele hanno voluto avere dei figli da me, lei ha negoziato le condizioni per il sì".

"E che condizioni ha imposto?", chiese Yemoja, e Juno rispose: "Di non avere rapporti sessuali con me. Rebecca si infilava il 'femdom' nella vagina, facevo l'amore con lei, lei consegnava il femdom pieno alle sorelle, che con una siringa ne prelevavano il contenuto e si autoinseminavano".

"Ma a letto con noi ci sei già stata", commentò Xiuhe, ed Yemoja aggiunse: "Mi pare inutile ricorrere a questa procedura anzichè al sistema più semplice", ed Juno non potè far altro che scrollare le spalle dicendo: "Fatelo presente a Rebecca".

"D'accordo", disse Xiuhe a nome di entrambe, e Yemoja ricordò una cosa importante: "Se io vengo a lavorare a La Maddalena, la banca dello sperma Aspermer chi la gestisce e dove la mettiamo?"

"Abbiamo avuto la fortuna di non aver ancora firmato alcun compromesso per l'edificio di Sassari", osservò Juno, "possiamo ancora tirarci indietro".

"Quando sai i risultati del concorso?", chiese Xiuhe, e Yemoja rispose: "Fra due mesi".

"Quell'edificio sarà ancora sul mercato fra due mesi. Aspettiamo!", disse Juno, "E poi pensiamo a che fare della banca dello sperma. Forse c'è modo di piazzarla a La Maddalena".

Rebecca in quel momento bussò alla porta della stanza in cui parlavano Xiuhe, Yemoja e Juno. Quando quest'ultima aprì la porta, Rebecca disse: "Scusate, ma avete voluto divertirvi senza di me?"

"Magari!", disse Juno, "Le nostre due ginecologhe vogliono farti una proposta insolita".

"Cioè?"

"Ci serve il materiale genetico di Juno", disse Yemoja, e Xiuhe precisò: "A scopo riproduttivo!"

Rebecca guardò le due donne e Juno, e disse: "Ne possiamo parlare, ma non stasera".

"Intende dire che ne parliamo domattina a mente fredda", spiegò Juno, "Buonanotte e buon divertimento!".

Il mattino dopo, a colazione, Rebecca chiese a Yemoja e Xiuhe: "Davvero volete lo sperma di Juno?"

"Sì".

"Io e le mie sorelle abbiamo avuto delle figlie da lei e ne siamo contente", rispose Rebecca, "Non posso dire che state sbagliando. Però io vorrei evitare che vi affezionaste troppo a Juno, anche se siete già state a letto insieme".

"Vuoi che usiamo la siringa?"

"Già. Io raccolgo lo sperma con il femdom, ve lo passo, usate la siringa".

Xiuhe mostrò un'espressione possibilista, Yemoja rispose: "Rebecca, io credo che tu non sia gelosa della vita sessuale di Juno - non hai fatto una piega quando è venuta a letto con noi - ma voglia monopolizzare le capacità riproduttive della famiglia. È come se tu volessi dimostrare che noi possiamo riprodurci solo attraverso di te".

"Ho paura che Juno vi parifichi a me, se concepisce delle figlie insieme con voi imitando Adamo ed Eva. Non voglio questo", ribattè Rebecca.

"Rebecca", disse Yemoja, "Penso che non se ne faccia niente".

mercoledì 18 ottobre 2017

Juno.00006.015 - Trinidad - 015


Juno rendeva felice sua moglie (ed era convinta di aver reso felici anche Yemoja e Xiuhe, quando ne aveva avuto la possibilità, ma aveva un cruccio di cui volle parlare con Rebecca.

"Mi sto chiedendo se è il caso che continui ad essere ebrea", le disse Juno.

Rebecca rispose: "Non sono ebrea, non sono quella che può consigliarti. So che per la tua denominazione, l'ebraismo umanista, l'ebraicità è come l'appartenenza ad una nazione per Ernest Renan - un plebiscito da rinnovare ogni giorno".

"Complimenti per la citazione!", rispose Juno, e Rebecca disse: "Ovviamente, puoi decidere di non rinnovare quest'appartenenza. Ma una decisione del genere è grave, e mi piacerebbe sapere perchè la vuoi prendere".

"Quello che succede in Israele - non solo quello che ha raccontato Yemoja - mi piace sempre di meno. Ed essere ebrea è molto faticoso".

"Mah", disse Rebecca, "Posso solo dirti che penserei al tuo posto. Nessun paese al mondo è all'altezza dei suoi ideali, e nessuna religione al mondo. Da almeno vent'anni mi trovo all'opposizione rispetto a tutti i governi italiani, ed ogni volta che accendo la TV mi chiedo sempre che nuova tortura hanno inventato per farmi più male. Non per questo voglio rinunciare alla cittadinanza italiana".

"Bell'argomento", rispose Juno, e Rebecca disse: "Penso che molti americani sotto Trump e molti israeliani sotto Netanyahu pensino una cosa del genere. Non per questo gettano la spugna e smettono di lottare".

"Essere ebrea non mi ha giovato molto", disse Juno, e Rebecca ribattè: "Non cito JFK, che nel suo discorso di insediamento disse che i suoi concittadini non dovevano chiedersi che cosa il paese poteva fare per loro, ma cosa potevano fare loro per il paese ..."

"Anche se JFK era un cattolico d'origine irlandese, le sue parole sono adatte alla mia situazione", ammise Juno, e Rebecca riprese: "Certo, non hai una comunità da frequentare, ma è una delle conseguenze della Sindrome di Asperger da cui sei affetto come me e le mie sorelle. Non puoi dar la colpa all'ebraismo della tua solitudine - qualsiasi altra comunità religiosa ti metterebbe nella stessa situazione. E, curiosamente, hai scelto una denominazione ebraica che non ha comunità in Europa, e che non può chiederti di frequentarla fisicamente".

"Vero. Altri si lamenterebbero anche che l'ebraismo non li ha fatti ricchi ...", disse Juno, e Rebecca ribattè: "... ma tu mi insegni che lo stereotipo degli ebrei ricchi è appunto uno stereotipo. Il tuo patrimonio è opera delle tue mani, non di una càbala".

"E poi", continuò Rebecca, "Pensa a che cosa ti ha dato l'ebraismo: non hai la rigidità in tema di morale sessuale di molti cattolici, e come disse un tuo vecchio amico veneziano, gli ebrei sono devoti a Dio ma molto curiosi dell'esistenza altrui - non per nulla la maggior parte degli antropologi di vaglia è ebrea. Ed il fatto che la civiltà ebraica sia multiculturale e multilingue impone una grande apertura mentale. Sei riuscita a stabilire ottimi rapporti (non solo sessuali) con una donna nigeriana come Yemoja ed una donna cinese come Xiuhe. Quante sono le persone che conosco capaci di questo?"

"Poche", rispose Juno, "Ma è in parte merito dell'aver lavorato in una multinazionale, non solo della mia ebraicità".

"Va bene", disse Rebecca, "Ma la tua multinazionale non avrebbe potuto nulla contro la tua Sindrome di Asperger, che tende a chiudere le persone in ristretti interessi ed a diffidare dell'umanità (non che abbiano tutti i torti); l'ebraismo ti ha obbligato ad aprirti in maniera superiore a quella di molte neurotipiche".

"Va bene, ho capito, la mia ebraicità mi ha aiutato in modo consistente, anche se ho pagato dei bei prezzi per questo", disse Juno, e Rebecca rispose: "Pazienza per quello che ti è costato. Pensa a quanto ci hai guadagnato!"

"Ed io che volevo fare l''iyalawo' (sacerdotessa ed indovina yoruba)", disse Juno, e Rebecca rispose: "Per soldi? Lascia perdere. Non credo che avresti il coraggio di chiedere dei soldi per una cosa della cui efficacia dubiti tu stessa".

"Aldilà del denaro", osservò Juno, "la religione yoruba ha una notevole profondità spirituale e mi piacerebbe, come già detto, aprirla al dialogo con le 'religioni del libro'".

"Ma non devi diventare un'iyalawo per questo. Puoi chiedere a Xiuhe di avere anche questo genere di rapporti (non solo coniugali, ma anche interreligiosi) con Yemoja, oppure puoi provare tu ad inaugurare questo dialogo", rispose Rebecca.

"Considerato che se ti arruoli in Marina, avrò molto tempo libero", disse Juno facendo ridere Rebecca, "Mi conviene pensare davvero a quest'impresa".

lunedì 16 ottobre 2017

Juno.00006.014 - Trinidad - 014


Il mattino dopo, Yemoja e Xiuhe rimasero nell'appartamento di Sassari (vi avrebbero abitato fino all'acquisto dell'appartamento più negozio), Debora tornò a Bosa con la figlia Rachele, Juno, Rebecca, Giaele, e le figlie Dina e Lia tornarono a La Maddalena. Juno e Giaele occupavano veicoli diversi, per cui Juno potè esprimere le sue perplessità a Rebecca.

"Quali perplessità?", chiese Rebecca, e Juno rispose: "Se vendiamo il ristorante di Bosa, Debora non ha più il pretesto per venire a Sassari ed 'incontrare' regolarmente te e Giaele".

Rebecca sorrise e disse: "Mi piace la tua 'compersione'! In effetti è vero, dovremo lasciarci come amanti e rimanere semplici banali sorelle. Ma credo che Debora non possa chiedere a Giovanna quello che ho avuto da te e nemmeno Giaele possa chiederlo a Dalia".

"Già. L'avere una moglie ebrea e che finchè viveva da uomo era un 'corporate lawyer' ha i suoi vantaggi: il Levitico non punisce esplicitamente l'incesto tra donne, ed un 'corporate lawyer' dà molta più importanza all'onestà commerciale che alla fedeltà sessuale".

"Esatto. Ma se vuoi continuare a 'frequentare' Yemoja e Xiuhe, te lo permetto".

"Non so se è il caso. Credo che quello che c'è stato tra noi appartenga ad una stagione ormai finita".

"Mai dire mai, soprattutto con te", disse ridendo Rebecca, che aggiunse: "Piuttosto, stavo pensando alla tua carriera a Mariscuola".

"Anche quella mi sta dando più grattacapi che soddisfazioni".

"Io ti proporrei un compromesso: rinunci all'insegnamento dell'informatica (me lo accollo io), e tieni quello di diritto", disse Rebecca, la quale, vedendo la faccia perplessa di Juno, spiegò: "L'informatica è una disciplina amorale, il diritto, te mi insegni, esige invece una grande sensibilità etica".

"Ho capito", rispose Juno, "Tu dici che, se io continuo ad insegnare diritto ed onore ai sottufficiali di Mariscuola, dimostro che tutte le persone trans, ed Asperger (non dimentichiamo che io sono Aspie), sono eticamente non meno dotate di quelle cisgender e neurotipiche".

"Esatto. Massimo risultato con il minimo sforzo".

"Dimenticavamo la causa naturista", osservò ridendo Juno, "Mi farò fotografare mentre correggo i compiti nel campo nudista che stiamo aprendo a Caprera!"

"E se qualcuno vuole tradire la privacy degli allievi sbirciando i compiti", osservò beffarda Rebecca, "li puoi coprire tutti di scatto con le tue tette!"

Juno rise tanto che il furgone sbandò - per fortuna la strada era deserta e lei riprese subito il controllo del mezzo, dopodichè disse a Rebecca: "Mi hai convinto. Chi ne parla con Dalia?"

La sera Dalia concordò che era una buona idea, e che ne avrebbe parlato con i responsabili di Mariscuola Maddalena, ma aggiunse: "Rebecca, non è che tu vuoi tornare a fare l'ingegnera? Juno non sembra voler rispolverare la sua laurea in giurisprudenza, ma tu forse vuoi realizzarti professionalmente anche da questo punto di vista!"

"Mi piacerebbe arruolarmi. Un'ingegnera idraulica è il negativo di un'ingegnera navale: l'idraulica tiene l'acqua dentro un contenitore e magari ce la muove, la navale la tiene fuori, e ci si muove. Non è che avete bisogno di un'ingegnera come ufficiale a ferma prefissata?"

"Sì, ma non a bordo di una nave. Esiste un Corpo del Genio della Marina, specialità Infrastrutture, che ha bisogno appunto di ingegneri per progettare, costruire, gestire e ristrutturare basi navali. Non ti chiede di trasformarti in un'ingegnera navale, ma di dare il meglio di te come ingegnera civile ed idraulica".

"Mi tieni informata?", chiese Rebecca, e Dalia rispose: "Tutto quello che devi sapere lo trovi sul Web. Vuoi che comunichi che anche tu, come Giaele, vuoi arruolarti in Marina?"

"Ti do conferma fra qualche giorno", rispose entusiasta Rebecca, mentre Juno disse: "A me invece non mi vuole nessuno!"

"Tesoro", rispose Dalia, "hai superato i limiti di età per queste cose. Ma sei sempre in grado di far felice tua moglie, e dovresti apprezzarlo!"

"Non è solo in grado", corresse Rebecca, "Ci riesce alla grande!"

domenica 15 ottobre 2017

Juno.00006.013 - Trinidad - 013


Juno vedeva in Giaele più una "whistleblower = rivelatrice di scandali" che un'ufficiale tutta valore e disciplina, ma pensò che in un medico militare l'onore impone dei doveri anche verso i nemici, e perciò l'indipendenza di pensiero è di grande importanza.

Le fece i migliori auguri, ed invitò tutte le presenti ad abbozzare l'agenda per i mesi successivi:

01. Firma del preliminare d'acquisto dell'appartamento più negozio;

02. Matrimonio a Lisbona;

03. Richiesta di trascrizione a Sassari (Tel Aviv avrebbe aspettato);

04. Rogito dell'acquisto dell'appartamento più negozio e contestuale accensione del mutuo;

05. Assunzione di Yemoja come responsabile medico della banca dello sperma Aspermer;

06. Firma del contratto di affitto dell'appartamento più negozio per la banca dello sperma;

06. Trasferimento della sede della banca dello sperma a Sassari;

07. Giaele partecipa al concorso per medico di bordo, come ufficiale a ferma prefissata;

08. Giaele e Dalia contraggono l'unione civile.

Rebecca chiede alla sorella: "Debora, quando tocca anche a te?"

"Unirmi civilmente con Giovanna? Sarebbe una bella idea, ma faccio sempre più fatica a gestire l'oreficeria di famiglia ed il ristorante. Per fortuna il campo nudista è in via di smantellamento".

"Cosa rende di più?", chiese Juno, e Debora rispose: "L'oreficeria, ovviamente, anche se la gente è più oculata nel comprare oro, e vedo che ora bada più al peso che alla lavorazione".

"Il ragionamento di chi vede nell'oro un bene rifugio anziché il substrato di un'opera d'arte", osservò Juno.

"Esatto", osservò Debora, e Juno chiese licenza di appartarsi con Rebecca in un'altra stanza.

Tutte risero, e Yemoja si permise pure di commentare: "Lo faremo stasera l'amore - non potete aspettare alcune ore?"

Juno si rannuvolò in viso, e Rebecca spiegò: "Certo che possiamo aspettare per quello. Oltretutto farlo 'a gloria', come dicono in Toscana, lo trovo più bello. Ma Juno vuole probabilmente dire qualcosa prima a me e poi a voi".

Juno propose nell'altra stanza di trasferire anche il ristorante da Bosa a Sassari, e Rebecca rispose: "Perché? Debora dice che rende meno dell'oreficeria, ma si mantiene e dei piccoli utili li fornisce. Portarlo a Sassari significherebbe privarlo dell'avviamento. Ed a Sassari chi lo gestisce? Tu?"

"Pensavo ..."

"Debora ha ragione a dire che non può continuare ad occuparsi di due attività, ma bisogna pensarle meglio queste cose. Poi, dovresti lasciare l'insegnamento a La Maddalena, che vedo che ti piace tanto", ribattè Rebecca.

"Non rende quanto renderebbe occuparsi del ristorante a tempo pieno. Io ho già dimostrato che una persona trans può insegnare in una scuola militare guadagnandosi il rispetto dei colleghi, civili e militari, e degli allievi. Potrei considerare terminato il mio compito a Mariscuola Maddalena".

"Ti piacciono La Maddalena e Caprera?", chiese Rebecca, e Juno assentì.

"Io ho l'ambizione di far fare alle tue figlie una scuola militare, ed il modo migliore è rimanere a La Maddalena. Il ristorante crudista di Bosa dobbiamo cercare di venderlo, se è troppo gravoso per gli utili che dà".

"Chi lo potrebbe comprare?"

"Il ristorante è naturista vegano crudista, possiamo pubblicare degli annunci sulle riviste per queste persone. Io direi di porci l'obbiettivo di venderlo entro l'autunno dell'anno prossimo, e nel frattempo sistemiamo i problemi che ha - tecnici e finanziari, in modo che il compratore non trovi sorprese e sia contento dell'acquisto".

"I problemi tecnici sono risolti", disse Juno, "Quelli finanziari meritano un impegno straordinario, ma tutti i debiti saranno pagati prima della vendita".

A quel punto Juno e Rebecca tornarono dalle altre persone della famiglia, e spiegarono la loro proposta di vendere l'anno successivo il ristorante "Pardes Rimmonim" di Bosa. Debora disse: "Ok, posso gestirlo per un altro anno ancora. Ma poi voglio anch'io unirmi civilmente con Giovanna".

Alla scaletta furono quindi aggiunti i punti:

09. Vendita ristorante "Pardes Rimmonim" di Bosa;

10. Unione civile tra Debora e Giovanna.

E la riunione si sciolse, o meglio, cambiò oggetto, con le bimbe che andarono a dormire, e le adulte che fecero l'amore ognuna con chi amava.

sabato 14 ottobre 2017

Juno.00006.012 - Trinidad - 012


Finchè Yemoja e Xiuhe si godevano (letteralmente) l'appartamento di Sassari, le sorelle Dejana e Juno non poterono far molto, ma quando loro due partirono per la convivenza di prova in Israele, subito cambiarono l'arredamento, in modo da renderlo perfettamente idoneo sia alla frequenza universitaria delle figlie (ognuna delle loro camere fu dotata di un letto matrimoniale, di armadio quattro stagioni, di scrivania e scaffale per i libri chiuso da delle antine di vetro - dettaglio su cui aveva insistito parecchio Juno, che soffriva di allergia alla polvere, e pensava che le antine avrebbe frenato il diffondersi degli acari dai libri alle lenzuola ed ai materassi), sia alle ammucchiate delle sorelle, con la loro grande camera con un letto a tre piazze ed un bagno privato ricavato in quello che nelle intenzioni del costruttore era un ripostiglio.

Per quanto indaffarate a divertirsi ed a visitare il paese d'Israele, Yemoja e Xiuhe ogni tanto si collegavano via Skype con le sorelle Dejana, e promettevano a Juno notti torride al loro ritorno in Italia - ma solo negli ultimi due giorni ammisero che avevano deciso di lasciare Israele e stabilirsi in Italia.

"Come mai?", chiese Rebecca via Skype, senza aver risposta; lei si voltò verso Juno, che aveva la faccia di chi aveva capito fin dall'inizio che sarebbe finita così, ma a Rebecca disse solo: "Le mie supposizioni valgono meno di un fazzoletto usato. Quando verranno a Sassari, ci spiegheranno tutto loro".

A Sassari si tenne un'altra cena naturista nell'appartamento rinnovato, e Yemoja spiegò tutto alle sorelle Dejana ed a Juno: "Israele è un magnifico paese, ma il razzismo lì è estremamente virulento".

Juno silenziosamente annuì col capo, Rebecca lo notò con sdegno, e Yemoja riprese: "Me ne sono resa conto quando ho visto tante donne anziane caucasiche accompagnate ai parchi pubblici da delle badanti asiatiche. So che in Europa occidentale la maggior parte delle badanti viene dall'Europa orientale, e mi sono stupita parecchio del fatto che Israele non avesse imitato questo esempio ..."

Xiuhe intervenne: "Ho spiegato a Yemoja che il governo israeliano ha stipulato un accordo con quello filippino per l'invio di un nutrito contingente di badanti ..."

"Ed io mi sono dovuta chiedere perché proprio alle Filippine le hanno chieste, e non ad altri paesi", disse irata Yemoja, "E la spiegazione me l'ha data una mappa che indicava la provenienza degli ebrei israeliani: quasi tutti europei, una quantità non trascurabile dall'Africa e dal Vicino e Medio Oriente, Xiuhe è una delle poche ebree di aspetto asiatico".

"La conclusione che ha tratto Yemoja", spiegò Xiuhe, "Era che il governo israeliano avesse bisogno di badanti straniere che non riuscissero a 'passare' da ebree, perché il loro aspetto le avrebbe tradite".

"Esatto: si è creata scientemente una situazione simile a quella americana di prima della Guerra di Secessione", quasi strillò Yemoja, "In cui i bianchi erano liberi fino a prova contraria (ovvero, che erano schiavi finché non estinguevano un loro debito), i neri schiavi (per la vita!) fino a prova contraria. Xiuhe ha la prova contraria, può dimostrare di essere ebrea, e chi ci prova a trattarla male, non appena vede il certificato di ebraicità si scusa e la tratta con il rispetto dovuto a tutti gli esseri umani. A me non mi hanno mai trattato male in Israele, perché il dubbio che io fossi ebrea c'era, ma non è che posso essere felice di una situazione così. Un'ingiustiza non mi rende felice solo perché non ne sono vittima!".

"Capisco", disse Rebecca, e Juno rincarò: "Avevo notato questo l'ultima volta che mi ero recata in Israele, e pensai: 'Capita anche in Italia che un immigrato clandestino distrugga i suoi documenti per rendere impossibile identificare se stesso ed il paese in cui rimpatriarlo. Un accordo del genere invece consente alla polizia israeliana, ogni volta che rinviene una persona di aspetto asiatico senza documenti, di caricarla senza complimenti sul primo aereo per le Filippine facendosi meno domande sul che ne sarà di chi vende la sua auto usata'".

"Juno, potevi dircelo che ci sarebbe capitato questo!", disse Yemoja, e Juno rispose: "Un'ebrea spera sempre che il suo paese migliori. Sono delusa come te".

"In ogni caso, mi ha convinta a venire a vivere a Sassari", disse Xiuhe, "Avete altre informazioni su quell'appartamento con negozio?"

"C'è stato il quarto ribasso", rispose Rebecca, mostrando loro la scheda dell'immobile redatta dall'agenzia immobiliare, e Juno chiese bruscamente: "Come pensate di pagare?".

Xiuhe rispose: "Posso pagare quel prezzo con un bonifico. Se ci sono ulteriori tasse e diritti, non posso pagare anche quelli".

"Uhi", disse Rebecca, e Juno disse: "Forse c'è una soluzione: chiedete un prestito ad una banca e facciamo da garanti".

"Chi nasce mallevadore muore pagatore", disse Rebecca, e Juno rispose: "Se Yemoja e Xiuhe si presentano ad una banca, è improbabile che essa presti loro il denaro, e se lo fa pretende tassi al limite dell'usura. Se garantiamo noi, la concessione è certa ed il tasso abbordabile".

"E come rimborsate il prestito?", chiese Rebecca, e Yemoja e Xiuhe risposero: "Apriremo uno studio medico. Vuoi che due ginecologhe abilitate non trovino delle clienti?"

Giaele rispose: "I medici in Italia scarseggiano, ma voi due faticherete a trovare lavoro. L'ideale sarebbe per voi iscrivervi al Servizio Sanitario Nazionale, ma le graduatorie sono piene. Vi conviene provarci lo stesso, ma intanto dovrete davvero aprire uno studio medico e dedicarvi alla libera professione".

"Oltretutto", osservò Rebecca, "la ginecologia esige non solo perizia tecnica, ma anche fiducia e feeling tra medico e paziente. Difficilmente una donna cambia ginecologo, ed il crollo della natalità non vi porterà tante nuove pazienti".

"Non esagerare, Rebecca", disse Giaele, "Se il tuo ginecologo va in pensione, oppure trova tutte le scuse per non prescriverti il contraccettivo che fa per te, oppure sottovaluta i tuoi disturbi (capita anche questo), uno nuovo te lo devi cercare".

Juno intanto stava confrontando dei mutui copiandone le specifiche da Internet ed incollandole su eXcel, ed alla fine chiese: "Giaele, due anni bastano secondo te ad avviare uno studio medico?"

"Diciamo che bastano sei mesi per capire se lo studio funzionerà o meno", rispose Giaele, e Juno spiegò: "Ho trovato un'interessante proposta di mutuo ventennale, con preammortamento di 24 mesi - ovvero, per due anni paghereste solo gli interessi. E sono appena la metà dell'affitto che vi pagheremmo (a prezzo di mercato) trasferendo la banca dello sperma da voi".

Xiuhe guardò Yemoja e disse a Juno: "In pratica, voi ci sovvenzionereste per due anni, pagando il mutuo e dandoci pure del denaro per vivere?"

"Esatto. Avete due anni per avviare lo studio", disse Juno", "Dopo vi cederemmo la banca dello sperma, se vi interessa gestirla".

"Sarebbe una bella idea", disse Yemoja, e Giaele aggiunse: "Se io non mi devo più occupare della banca dello sperma, posso anche realizzare il sogno della mia vita ..."

"Sposare Dalia?", chiese Rebecca, e Giaele rispose: "E partecipare al concorso per allievi ufficiali in ferma prefissata - la mia ambizione è diventare medico di bordo".

"Bello!", disse Debora, che aggiunse: "Ti avverto che un ufficiale reclutato in quel concorso può diventare al massimo capitano di vascello - codice NATO OF-5, l'equivalente del colonnello nell'esercito. Dalia è entrata da giovane nell'accademia navale, e può ambire a qualsiasi grado, anche Capo di Stato Maggiore della Difesa, codice NATO OF-10. Sei disposta ad obbedirle quando sei in servizio?"

"Chi entra nelle forze armate sa che deve obbedire. L'OF-10 obbedisce alla bandiera, cioè al Capo dello Stato. L'obbedienza è l'ultimo dei problemi per me".

venerdì 13 ottobre 2017

Juno.00006.011 - Trinidad - 011


Rogato l'atto, l'agente immobiliare disse a Juno: "Mi avevi detto che ti interessava una combinazione residenziale più commerciale".

"Abbiamo comprato questa casa, quindi non più", disse Juno, ma Xiuhe intervenne: "Si può spiegare meglio?"

"Avevo proposto a Juno un trilocale adatto a due persone per viverci, venduto insieme con un negozio adattabile a qualsiasi cosa. Si trova qui a Sassari, ma non trova acquirenti. È la terza volta che ribasso il prezzo".

"A che stai pensando?", chiese sottovoce Yemoja, e Xiuhe rispose: "Ho una proposta da farti".

L'agente intervenne: "In Italia anche gli stranieri possono comprare immobili. Basta pagare".

"Potrebbe farci visitare l'immobile?", chiese Xiuhe, e l'agente disse: "È dall'altra parte della strada. Ho le chiavi, ve lo mostro subito".

Vennero anche le sorelle e le figlie Dejana, e Juno, e notarono che l'appartamento era sufficiente per due, specialmente se dormivano entrambe nella camera grande, ed adattavano l'altra a studio. Il negozio era invece molto interessante: grande, senza barriere architettoniche tra la strada ed il piano rialzato, e pure tra il piano rialzato ed il garage.

"Era un piccolo supermercato, e la rampa serviva a spingere i roller dal garage al piano delle vendite", spiegò l'agente.

"Si potrebbe farne uno studio medico?", chiese Xiuhe, e l'agente rispose: "Dovrei informarmi. Non mi è mai capitato di occuparmene e non vorrei dire sciocchezze".

Xiuhe estrasse il suo biglietto di visita israeliano, aggiunse a penna il suo numero di telefono italiano, e lo diede all'agente dicendogli: "Quando lo sa mi chiami".

Una volta a casa Juno chiese a Xiuhe: "Vuoi comprare appartamento e negozio e stabilirti in Sardegna?"

Xiuhe rispose: "Dipende da due persone: Yemoja e Giaele. Io vorrei invitare Yemoja in Israele, ora che ha un passaporto italiano in quanto rifugiata, così vede com'è il mio paese, e se preferisce vivere lì o qui. Per quanto riguarda Giaele, lei riesce a seguire da La Maddalena una banca dello sperma che si trova a Bosa?"

"Con estrema difficoltà", rispose Giaele, "Anche per questo Juno aveva proposto ad una di voi due di gestirla".

Yemoja intervenne: "Ma se io e Xiuhe decidessimo di vivere in Israele?"

Xiuhe rispose: "Non compro l'immobile qui a Sassari. Preciso che attualmente vivo nella foresteria dell'ospedale israeliano in cui lavoro, e che ho ancora tutti i risparmi della Cina qui a Sassari. Se decidiamo di vivere in Israele, compro casa lì; altrimenti, la compriamo qui".

Giaele aggiunse: "Stavo verificando la possibilità di trasferire la banca dello sperma da Bosa a La Maddalena. Se invece la gestite voi, e comprate quell'immobile, la portiamo a Sassari".

Juno ci pensò un attimo e disse: "Aspettate un attimo. Se compriamo un immobile per la banca dello sperma a La Maddalena, la gestione non cambia; se Xiuhe compra l'immobile a Sassari e vi trasferiamo la banca dello sperma, occorre pagarle l'affitto!"

"Non volevo spennarvi!", precisò Xiuhe, "E se ho preso bene le misure, c'è spazio anche per un paio di studi medici - il mio e quello di Yemoja! Possiamo farvi un prezzo di favore!"

"L'immobile che ora ospita la banca dello sperma potremmo darlo in affitto, e questo aiuterebbe a pagare l'affitto a Xiuhe e Yemoja", osservò Debora.

Juno avvertì: "Ragazze, sono cambiamenti molto radicali nelle nostre vite. Xiuhe ha fatto 'aliyah ed ora dovrebbe andare a vivere nella golah (= diaspora) insieme con la sua bella. Noi dovevamo stare a La Maddalena per pochi anni, e per questo non avevamo spostato la banca dello sperma, ed ora dobbiamo rassegnarci a darla in gestione ad altre persone. Non possiamo decidere immediatamente cose come questa!"

"Certo", disse Xiuhe, "il convegno finisce dopodomani, poi io e Yemoja passiamo un paio di settimane di vacanza a Sassari, se non vi disturba ospitarci ..."

"Certo che no", rispose Rebecca.

"E poi porto Yemoja in Israele, per altre due settimane. Se la coppia non è già scoppiata, allora facciamo le carte per un matrimonio in Portogallo, e poi decidiamo in che paese venire a vivere".

"Bello!", disse Yemoja, e le altre assentirono.

"È ora di pranzo", disse Rebecca, "Mangiamo e poi lasciamo sole le colombelle".

Così fu: Debora e Rachele tornarono a Bosa; Juno, Rebecca, Dina, Giaele e Lia a La Maddalena.

Durante il viaggio Rebecca chiese a Juno: "Che pensi dei progetti di Xiuhe?"

"Che lei dev'essersi resa conto che vivere in Israele non è così facile. In effetti, con i soldi che a Tel Aviv basterebbero appena per un appartamentino a Sassari può comprare una magione - oppure l'appartamento congiunto con il negozio che ha proposto l'agente immobiliare".

"Sarebbe meglio chiedergli di farci vedere altri immobili simili", disse Rebecca, "Chi si fissa su un immobile lo paga più di quello che vale".

"Io di te sono contenta", rispose Juno, "Vali molto molto di più di quello che avrei immaginato!", e Rebecca le disse di fermarsi per baciarla.

Juno.00006.010 - Trinidad - 010


Dopo cena, mentre Juno lavava i piatti (non c'era la lavastoviglie, ma per fortuna i cibi crudi non si attaccano ai piatti ed alle posate), le altre donne decidevano in quali camere andare a dormire.

Alla fine, Rebecca disse a Juno: "Abbiamo deciso così: le figlie vanno ognuna nella sua camera - sarà quella che useranno quando andranno all'università; io e le mie sorelle gonfiamo i materassini pneumatici e dormiamo in salotto, Yemoja e Xiuhe nella camera grande con il lettone a tre piazze".

"Ed io?", chiese Juno, e Xiuhe rispose: "Io e Yemoja ci siamo consultate: il nostro lettone ha una piazza di troppo, e mentre ci portavi qui a Sassari hai fatto la brava. Ti facciamo dormire nel nostro letto. Ti servono i tappi nelle orecchie?"

"Mia moglie si lamenta che russo parecchio", osservò Juno (Yemoja ridendo confermò), e riprese: "Forse serviranno a voi i tappi nelle orecchie".

"E le dolci paroline d'amore come ce le diciamo?", rispose divertita Yemoja, "Proposta respinta. Ti do un bacino per ringraziarti di aver lavato i piatti e poi andiamo a letto".

Il mattino dopo Juno si alzò prima di Yemoja e Xiuhe (che si erano stancate per bene), bussò delicatamente alla porta del salotto, e Rebecca rispose: "Avanti".

Si era alzata anche lei, mentre Debora e Giaele erano ancora abbracciate sui materassini pneumatici, e chiese a Juno: "Dormito bene?"

"Anche".

"La furbetta!", disse Rebecca, "Con chi non hai dormito?"

"Ad un certo punto Yemoja mi ha delicatamente svegliato e lo ha voluto fare con me, mentre Xiuhe dava un sorriso di approvazione. Dopo lo ha voluto fare anche lei, ed infine abbiamo fatto delle vere cose a tre, in cui ci succhiavamo i seni e ci toccavamo a vicenda".

"Potevi invitarmi", disse Rebecca, ma Juno disse: "So che quando sei con le tue sorelle non vuoi essere disturbata, e non ero certa che ti volessero. Ma forse arriverà anche la tua occasione".

"Scherzavo infatti", disse Rebecca, che porse a Juno la colazione e disse: "Sai che dobbiamo fare oggi?"

"L'amore?"

Rebecca rise (si era parecchio affaticata anche lei quella notte, e la vulva le avrebbe fatto male anche solo a guardarla) e disse: "Come premio dopo aver ..."

"Fatto la spesa?"

"Per quello ti tocco solo le 'tettine' (chiamiamole così)", ribattè Rebecca, e Juno finse di capire solo allora: "Rogato la compravendita di questa casa?"

"Brava. Faremo allora un'orgia che durerà finchè non avremo i capelli bianchi!"

"Vaste programme!", commentò Juno citando De Gaulle.

Anche Giaele e Debora si alzarono e fecero colazione; la sera prima si era pattuito che Yemoja, Xiuhe e le figlie avrebbero dormito fino al ritorno dalla spesa di Juno, Rebecca, Giaele, Debora, ed avrebbero fatto allora colazione insieme con le figlie prima di andare a visitare Sassari.

Quando Juno, moglie e cognate rientrarono, Juno commentò sottovoce: "Bisogna migliorare l'isolamento acustico. Non so se è educativo per le figlie sapere che le nostre ospiti hanno aperto gli occhi e si stanno divertendo".

"Lo dovremmo fare anche a La Maddalena, tesoro", osservò sorridendo Rebecca, "Mi procurerò il polistirolo. Mi dai una mano a posarlo poi?"

"Certo, amore".

Qualche minuto dopo uscirono dalla loro stanza Yemoja e Xiuhe, che abbracciarono Rebecca, Giaele e Debora, diedero dei bacini a Juno e dissero a Rebecca: "Hai una moglie fantastica!"

Rebecca ringraziò dicendo: "Le ho insegnato bene", e mentre le ospiti andavano a farsi la doccia (insieme!), Rebecca chiese a Juno: "Yemoja diceva che Xiuhe era bloccata sessualmente ...", e Juno rispose: "Non mi è parso. Forse Yemoja l'ha convertita all''osunalità', ovvero la versione africana della liberazione sessuale, ispirata ad Oshun, l'orisha dell'amore".

"L'equivalente yoruba di Astarte ed Afrodite?", chiese Debora, e Juno rispose: "Pressappoco. Ma nei 'pataki = miti yoruba' Oshun è sorella di Yemoja, che corrisponde invece ad Era, che nel mito greco ha solo una lontana parentela con Afrodite".

"Dipende dai miti", precisò Debora, "Secondo Esiodo, quando Crono evirò il padre Urano, il suo organo cadde in mare e diede vita ad Afrodite. Crono ebbe da Rea i fratelli gemelli (e sposi) Zeus ed Era; quindi, a dar retta ad Esiodo, avendo Afrodite per padre il nonno di Era, è la zia di quest'ultima!"

"Perdindirindina", osservò Juno, "Di solito si rappresenta Era come più vecchia di Afrodite!"

"Certo", rispose Debora, "chi lo fa dà invece retta ad Omero, secondo cui Afrodite era figlia di Zeus e Dione - non aveva alcuna parentela con Era, ed anzi apparteneva alla generazione successiva".

"Sono scusato allora", disse Juno, "se a quest'ora del mattino penso più volentieri ad Afrodite che a sua nipote?"

Rebecca rise, prese Juno per un braccio e disse: "Amore, lo sappiamo tutte che ad Afrodite pensi ventiquattro ore su ventiquattro! E per nostra fortuna!"

Si erano nel frattempo alzate le figlie, che chiesero alle mamme: "Come mai siete vestite anche se siamo in casa da sole?"

"Perchè mentre dormivate siamo andate a fare la spesa", rispose Rebecca per tutte, "E fra poco usciamo di nuovo. Anzi, vestitevi anche voi perché dovete venire con noi".

"Dove?"

"Dal notaio. Questa bella casa la dobbiamo pagare".

Erano uscite dalla doccia Yemoja e Xiuhe, dissero: "Facciamo colazione prima di vestirci?"

"Va bene", rispose Rebecca, "C'è tempo, ci spogliamo, così costituiamo un'unica famiglia naturista", e di questo anche le bambine furono contente.

"Yemoja", chiese poi Rebecca, "Mi puoi spiegare cos'è l''osunalità'?"

Yemoja ci pensò un attimo e disse: "Mi sa che mi conviene organizzare un ciclo di conferenze sull'argomento", al che Xiuhe aggiunse: "Magari con l'aiuto dell'associazione LGBTQIA+ che ti ha osptato nei primi giorni".

"Ottima idea", osservò Juno, "Ma in due parole, di che si tratta?"

"Il concetto lo ha inventato la femminista Nkiru Nzegwu, che insegna studi africani all'Università di Brighamton, nello stato di New York. L'osunalità pone l'accento sull'essere protagoniste, sulla conoscenza e sul piacere sessuale femminile, anzi su tutta la sequenza che parte dal desiderio della donna fino alla crescita dei figli. La reciprocità nel piacere è fondamentale, ma anche il non limitare la sessualità alla copulazione. Io e Xiuhe avevamo del piacere arretrato da darci, ma l'osunalità vuole che si vada oltre il godimento, che la sessualità diventi sensualità ed informi la vita personale e sociale in modo egualitario, con le donne che con coraggio ed anche sfrontatezza esprimono la loro sessualità".

"E questa è la funzione di Oshun?", chiese Debora, e Yemoja annuì.

Juno ricordò l'appuntamento con il notaio, tutte si vestirono ed andarono a rogare l'atto. Rebecca chiese a Yemoja e Xiuhe se volevano fare da testimoni, ed acconsentirono - rendendosi vagamente conto che questo significava inserirle nella cerchia familiare delle sorelle Dejana (Rebecca, Giaele, Debora).